Playground – Il patto del silenzio – IL FATTO: Nora inizia la scuola, va nello stesso istituto del fratello Abel. La piccola scopre che Abel è vittima di bullismo, ma quando lo dice al padre e agli insegnanti, il fratello la obbliga a non rivelare niente. Perché anche il cortile della scuola elementare ha le sue regole non scritte.
L’OPINIONE
Laura Wandel fa parte della molto interessante New Wave del cinema belga, giovani registi che hanno fatto loro le lezioni impartite dagli illustri padri del cinema di quella parte del BeNeLux. Playground è un’opera prima, ma con la maturità stilistica e narrativa di una cineasta con le idee molto chiare.
La storia di Nora e Abel è un dramma esistenziale che usa il bullismo per spiegare i traumi della crescita e dell’età adulta. Il titolo inglese, e ancor più quello francese originale, Un Monde, spiegano perfettamente lo spirito del racconto. Il cortile della scuola è l’universo per i bambini protagonisti, è lì che si gioca la prima partita della vita, tra un’altalena e uno scivolo si forma il carattere e si sopravvive, sperando di crescere non troppo male.
Wandel mette in scena questo dramma dell’infanzia ricordando la lezione di Truffaut e tenendo ben presenti i fratelli Dardenne, trasformando la scuola elementare in un esperimento cinematografico sociale. Senza però mettere da parte i generi, perché nel Playground si fondono thriller, melò e horror, una miscela esplosiva che deflagra nel potentissimo finale.
I piccoli Maya Vanderbeque e Günter Duret sono straordinari, ma il merito maggiore va a questa regista che ha esordito nel lungometraggio relativamente tardi (è una classe 1984), ma che per il suo talento speriamo recuperi il tempo perduto velocemente.
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Le Pires, presto in Italia distribuito da Arthouse con il titolo I peggiori di tutti, vincitore di Un Certain Regard a Cannes 2022, altro bellissimo film sull’infanzia negata.