Promises, Favino e il racconto dell’uomo fragile

L’attore alla Festa di Roma con Promises di Amanda Sthers, la sua nuova produzione internazionale

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Idealista, profondamente romantico, leale ai suoi sogni, al punto di vivere per tutta la vita un amore soltanto sfiorandolo, senza mai concederselo, mentre sul nastro delle emozioni scorrono matrimoni, famiglie, amici, rimorsi e libri, una passione diventata professione. Così è Alexander, il personaggio cui Piefrancesco Favino presta il volto, ma anche gran parte del suo essere umano in Promises, nelle sale dal 18 novembre, diretto da Amanda Sthers, autrice del romanzo da cui lei stessa ha tratto il film.

«Condivido con Alexander tantissime cose – confessa l’attore – sono un idealista e un romantico, ma quello che mi ha colpito della sceneggiatura è stata la capacità di Amanda di saper guardare alla fragilità degli uomini senza giudicare, senza avere uno sguardo materno, ma anzi, dimostrando un’empatia verso quelle che di solito vengono descritte come le meschinità del genere maschile. C’era una grande comprensione di quelli che possono essere gli errori involontari che un uomo a volte può commettere».

E di errori il suo Alexander ne commette diversi nell’arco di una vita che procede per salti temporali continui, da un’infanzia segnata da forti dolori, a una maturità in cui c’è il tempo di diventare marito, padre, ex marito, suocero e il tempo per rifiutare i piani professionali previsti da un nonno ingombrante ed egoista (interpretato da Jean Reno), fino a una vecchiaia che lascia la speranza solo in quello che ci sarà dopo la morte.

«Personalmente non ho la tendenza a procrastinare così tanto le cose – racconta Favino – però mi rendo conto che il tempo giusto dell’incontro determina molto il nostro vissuto: sono più le occasioni in cui il tempo è sempre sbagliato, capita invece più raramente che il tempo del desiderio sia quello giusto. A me sono capitate tante cose al momento giusto, non mi guardo indietro con rimorsi, ma mi chiedo a volte se avessi preso un altro bivio cosa sarebbe successo. È vero però che non ho l’età del protagonista quando realizza che certe porte si sono chiuse definitivamente».

Intriso di sentimento, Alexander ha offerto a Favino l’opportunità di tratteggiare un uomo che non ha paura di mostrare le sue fragilità. «un uomo che cerca di barcamenarsi nelle difficoltà del quotidiano e con la fantasia lenisce le ferite. Condivido questo suo modo di fare, io ho l’opportunità di rinchiudermi per un paio di mesi in quelle fantasie – sorride – sapendo però come va a finire. Non ho mai pensato che essere in contatto con le proprie emozioni fosse un segno di debolezza, non ho mai vissuto la maschilità come una cosa dura che non si piega ai sentimenti. Questi ultimi due anni ci hanno costretto ad avere a che fare con noi stessi, abbiamo scoperto quanto siamo fragili e quanto abbiamo bisogno degli altri, ma anche quanto ci siamo induriti e quanto ci riesca facile reagire con violenza. Non mi stupisce che intorno a noi stiano accadendo movimenti che io considero emotivi, non solo politici o sociali, con il cinema e le arti messe da parte come se fosse solo tempo libero, mentre invece sono i luoghi dell’attenzione a un mondo della nostra salute personale». Ben venga dunque un film che porterà allo spettatore qualche lacrima in più. «Ogni tanto – aggiunge Favino – uno ha voglia di andare al cinema per farsi due pianti. E questo è un film che ci libera in questo senso».

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Difficile invece liberarsi da un ruolo, per un attore che nella sua carriera è stato tanti volti. «Alexander, il Libanese, Buscetta, l’attore è l’avvocato penalista del personaggio che interpreta, lo difende sempre, ma deve lasciare lo spettatore di essere libero di vedere il suo film, senza imporre il suo punto di vista: il vero rapporto si crea tra lo spettatore e il film, se da attore ti intrometti c’è qualcosa che non va». Quanto al concetto del tempo, l’elemento fondamentale che lega e scioglie le Promesse dell’intero film, Favino non lo vive come l’attimo fuggente. «Il tempo è qualcosa che desidero, vorrei avere più tempo non perché senta la mancanza di qualcosa che mi scappa, ma perché sono avido di cose da fare. In questo momento in cui tutto sembra essere istantaneo, ho la brutta sensazione che nulla abbia la capacità di restare». È opposta invece la sensazione legata al tempo della sua carriera. «Sono in un tempo molto bello del mio percorso – conclude l’attore – ho sempre guardato avanti nelle cose che faccio, l’errore più grande sarebbe stato quello di cristallizzarmi, di accontentarmi delle cose andate bene, senza osare. Ho ancora tanti margini di crescita».

Promises, guarda qui il trailer del film con Pierfrancesco Favino, Kelly Reilly e Jean Reno