Rifkin’s Festival – La recensione del nuovo film di Woody Allen

Una commedia romantica ricca di citazioni, un omaggio al cinema ricco di sarcasmo e positività.

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Rifkin's Festival
Rifkin's Festival (Elena Anaya e Wallace Shawn)

Da troppo tempo si parla di Woody Allen per motivi altri rispetto a quelli cui siamo abituati, e che preferiamo. Nel bene o nel male, La lunga e interminabile querelle con la ex Mia Farrow, rinfocolata dalla docuserie HBO ‘Allen v. Farrow‘, e l’uscita italiana della sua autobiografia ‘A proposito di niente‘ hanno rischiato di farci perdere di vista ciò che è sempre stato – è, e sarà – l’indiscutibile pregio del regista di Manhattan: fare cinema.

Rifkin’s Festival, il film di Woody Allen arriva nelle sale italiane

E nel suo ultimo – a lungo atteso – Rifkin’s Festival il cinema è ovunque. Dalla location scelta, quella del Festival internazionale del cinema di San Sebastián, ai numerosi intermezzi, dedicati a grandi classici della storia: da Il settimo sigillo e Il posto delle fragole, a Quarto potere, Fino all’ultimo respiro, Jules e Jim, L’angelo sterminatore, , Un uomo, una donna e Persona. Per non parlare delle citazioni di Resnais e Kurosawa, Pasolini e Bertolucci… ma anche da Io e Annie, Amore e guerra, La dea dell’amore e via dicendo.

Rifkin's Festival
Rifkin’s Festival (Gina Gershon, Louis Garrel e Wallace Shawn)

I trucchi son sempre gli stessi, da anni: il coro greco a contrappuntare la storia principale, il deus ex machina pronto a venire in aiuto dell’eroe (una volta era McLuhan, oggi un dermatologo), l’ipocondria esasperata, che qui diventa escamotage, la saudade newyorkese (anche se oggi dichiara di sentirsi “più leggero, quasi in vacanza” lontano dalla Grande Mela), fino alla paura della Morte, da tempo affrontata con più – apparente – serenità.

Rifkin’s Festival di Woody Allen, il poster e il trailer ufficiale

E, ovviamente, la presenza in scena di un alter ego al quale affidare il proprio pensiero e attraverso il quale tornare in scena, nonostante gli 85 anni. Questa volta tocca a Wallace Shawn, alla sua sesta volta con Allen. È lui l’ex professore di cinema Mort Rifkin, colto e sgraziato, amante del cinema europeo e gelosissimo della moglie (Gina Gershon), ufficio stampa del fascinoso regista di moda (Louis Garrel) per il quale si teme possa prendere una sbandata. In tutto questo Mort è vittima del più classico degli impasse, di un blocco dello scrittore che gli impedisce da anni di scrivere il libro che sogna, un capolavoro che meriti di esser scritto e di restare nella storia o forse la scusa per non mettersi in gioco, esser giudicato, vivere.

Rifkin's Festival
Rifkin’s Festival (Woody Allen e Vittorio Storaro sul set)

Materia da analisi. E infatti tutto il film è una lunga seduta di terapia che vediamo iniziare e finire nello studio di un silenzioso “strizzacervelli“. Ma per una volta, ed è forse la notizia migliore di tutto il film, Allen sembra uscire dal suo appuntamento settimanale soddisfatto. Niente sarcasmi o frecciatine alla categoria, rivivere l’esperienza spagnola che vediamo raccontata ha funzionato. In questo senso, il film funziona.

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Inutile aspettarsi che il filmmaker statunitense possa abbandonare ansie e nevrosi, si parla di cinema, non di realtà. Analogamente, perché presumere che Allen, dopo 50 film, possa non essere anacronistico, citazionista, autoindulgente, macchiettistico e forse anche un po’ maschilista? Rifkin’s Festival è il film che ci si poteva aspettare, in fondo, certo un gradino al di sotto delle ultime prove, ma di una leggerezza e una piacevolezza a tratti inusuali.

Rifkin's Festival
Rifkin’s Festival (Wallace Shawn e Christoph Waltz)

In Rifkin’s Festival tutto accade senza grandi clamori

Come probabilmente nell’approccio alla vita del regista (almeno stando a quel che fa dire alla Morte-Christoph Waltz dopo la loro partita a scacchi sulla spiaggia). Un film nel quale i personaggi di contorno sono poco più che spalle e offrono poche sorprese, quanto a caratterizzazione, poche nuances con cui giocare a livello narrativo. Eppure un film che nel suo andamento lento offre una successione sincopata di scene, assumendo quasi un ritmo jazz.

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Rifkin’s Festival è un film di poche ombre, sicuramente, nel quale Allen sceglie di illuminare tutto, anche appiattendolo. Ma un film divertente e godibilissimo. Non il capolavoro che dice di non aver mai fatto, e forse mai farà, ma forse nemmeno il testamento che molti continuano a volergli far scrivere (e al quale forse non ha mai smesso di aggiungere note).

RASSEGNA PANORAMICA
VOTO:
rifkins-festival-la-recensione-del-nuovo-film-di-woody-allenDa troppo tempo si parla di Woody Allen per motivi altri rispetto a quelli cui siamo abituati, e che preferiamo. Nel bene o nel male, La lunga e interminabile querelle con la ex Mia Farrow, rinfocolata dalla docuserie HBO 'Allen v. Farrow', e l'uscita...