Tornano i Bridgerton, il creatore parla della seconda stagione

Da domani al via su Netflix la seconda stagione della serie in costume che ha stregato il pubblico. Il creatore a Ciak: "Decadenza, eccessi, bellezza"

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Bridegrton

I salotti luminosi ed eleganti, gli abiti variopinti che disegnano silhouette aggraziate, i balli e i giardini rigogliosi: il fascino di Bridgerton, serie Netflix la cui prima stagione è stata uno dei maggiori successi della piattaforma tra il 2020 e il 2021, si fonda su un mondo di pura fantasia ma ispirato ad una delle epoche più seducenti della storia inglese, l’età della Reggenza.

La serie, prodotta da Shonda Rhimes e creata da Chris Van Dusen, è ispirata all’omonima saga di romanzi di successo di Julia Quinn e segue le vicende dei Bridgerton, famiglia dell’alta società inglese composta da 8 figli, 4 ragazze e 4 ragazzi.

Gli amori, le passioni e i giochi di classe dell’universo dei Bridgerton e delle altre famiglie intorno a loro diventano l’oggetto dei resoconti scandalosi e brillanti dei pamphlet della misteriosa Lady Wisteldown. Nella prima stagione Daphne (Phoebe Dynevor), primogenita dei Bridgerton, era stata protagonista di una appassionata storia d’amore con il ribelle duca di Hastings (l’affascinante Regé-Jean Page).

La nuova stagione della serie, disponibile su Netflix dal 25 marzo, vede protagonista il visconte Anthony (Jona- than Bailey), fratello maggiore di Daphne, in lotta con sé stesso per la scelta della sua futura sposa.

Il creatore e produttore esecutivo della serie Chris Van Dusen ha raccontato a Ciak i dettagli della seconda stagione.

Qual è la cosa che più l’ha affascinata dei libri di Quinn?

Mi sono innamorato dei libri dal momento in cui li ho letti. Sono divertenti, deliziosi e sexy, offrono mistero ed evasione. Ciò che mi ha davvero entusiasmato nell’adattare questi libri, soprattutto il secondo, era l’idea di poter creare la serie in costume che io stesso avrei sempre voluto vedere“.

Cosa ci aspetta nella seconda?

Il racconto si incentra su Anthony, fratello maggiore dei Bridgerton. Dalla morte del padre, in quanto primogenito, Anthony ha dovuto portare il peso della gestione della sua famiglia sulle spalle e ha dovuto imparare molte dure lezioni sulla vita e sull’amore. Alla fine della prima stagione lo avevamo lasciato ad un bivio e ora deve prendere una decisione importante. Il bello di questa serie è che riguarda le persone, chi sono e chi vogliono essere. Attraverso i loro errori i personaggi imparano a fare la cosa giusta e questo vale anche per Anthony Bridgerton“.

Che tipo di ricerche ha fatto per ricostruire la parte storica?

Ho lavorato con un certo numero di consulenti storici. L’età della Reggenza inglese è stata un periodo affascinante, fatto di decadenza, eccessi e bellezza. Ci sono balli sfarzosi, salotti eleganti, abiti e gioielli scintillanti e graziose case di campagna. Penso che sia per questo che la amo così tanto e che anche il pubblico la ami“.

Come risponde alle critiche che sono state mosse alla serie in merito alla sua scarsa attendibilità storica?

Bridgerton è una serie fatta per un pubblico moderno. I temi, i personaggi e le storie che trattiamo sono visti in chiave moderna. Non è stato un problema prendersi alcune libertà creative perché si tratta di una serie basata su romanzi rosa. Quello di Bridgerton è un mondo reinventato che mischia storia e fantasia, non è un documentario”.

Qual è la parte più bella del suo lavoro creativo per questa serie?

La possibilità di raccontare nuove storie d’amore che si chiudono stagione dopo stagione. In questa in particolare incontriamo una famiglia completamente nuova, gli Sharma. La serie è incredibilmente romantica, eccitante, piena di desiderio, di mani e dita che si sfiorano. Una delle cose che amo di più sono anche le musiche, i brani contemporanei riadattati vengono tutti dalla mia playlist personale“.

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