Toro scatenato, I 4K(O) di Jake La Motta

Uno dei più grandi film di Martin Scorsese torna in sala in una nuova versione restaurata in alta definizione. Lucky Red lo distribuisce come evento speciale dal 8 al 10 maggio.

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toro scatenato

È senza dubbio uno dei più bei film sportivi di sempre, in generale un’opera straordinaria firmata da un Martin Scorsese in stato di grazia e con un Robert De Niro immenso. Ma dietro Toro scatenato, biografia di Jake La Motta, campione del mondo dei pesi medi tra il 1949 e il 1951, ci sono così tante storie da raccontare che si potrebbero girare altri tre film o realizzare una serie come fatto per Il Padrino (The Offer, la trovate su Paramount+).

Intanto, dal 8 al 10 maggio, sarà possibile vivere nuovamente l’esperienza cinematografica, grazie a una sontuosa versione restaurata in 4K, realizzata dal negativo originale e con la traccia audio digitalizzata dal master stereo della colonna originaria. La storia di Jake La Motta era considerata materiale complicato a Hollywood, ma Robert De Niro non era dello stesso avviso. Fare quel film era diventata la sua ossessione ed era convinto che l’unico regista in grado di girarlo fosse il suo amico Martin Scorsese, con cui aveva già lavorato tre volte (Mean Streets, Taxi Driver e New York, New York).

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Scorsese non è mai stato un amante dello sport, per usare un eufemismo. Eppure De Niro insistette, convinto che quel film avrebbe salvato la vita e la carriera di Martin. Uno dei più grandi talenti del cinema americano stava infatti correndo il rischio di non lavorare più, o quanto meno di essere messo da parte dalla Hollywood che contava, a causa della sua pesante dipendenza dalla cocaina. Scorsese era in ospedale quando De Niro andò a parlargli del progetto, era stato ricoverato perché perdeva sangue dal naso, dalla bocca e dagli occhi a causa di un’overdose.

Nel corso della sua degenza e disintossicazione, De Niro aveva già organizzato quello che sarebbe successo dopo. Sarebbero volati a Sint Marteen per lavorare insieme sulla sceneggiatura che Paul Schrader aveva tratto dal libro di La Motta. Tutto il racconto di questa vacanza di lavoro e riassestamento si può leggere in un bel libro di Jay Glennie dal titolo Raging Bull: the making of. Stampato in edizione limitata di 1980 copie (come l’anno d’uscita del film), è ancora disponibile sul sito della casa editrice, la Coattail Publications, specializzata in libri che raccontano le genesi di grandi film della storia del cinema.

Le tre settimane sull’isola caraibica sono testimoniate da Gloria Norris, una giovane ex assistente di Brian De Palma, anche sceneggiatrice, che aiutò Scorsese e De Niro a mettere ordine nelle centinaia di note fatte allo script di Schrader.

«Fu la scelta migliore che potevamo fare» ricorda l’attore nel libro di Glennie. «Martin stava molto meglio e lavoravamo a pieno regime. Il copione di Schrader mi piaceva in gran parte, ma c’erano delle cose che non mi convincevano. Abbiamo lavorato su ogni scena e non passavamo alla successiva finché non eravamo soddisfatti».

Lo stesso processo che ha caratterizzato tutta la produzione del film. L’eccezionale bianco e nero di Michael Chapman, direttore della fotografia che ha reso le sequenze degli incontri sul ring forse le migliori mai girate in un film sul pugilato. Il montaggio di Thelma Schoonmaker, collaboratrice di Martin Scorsese da sempre, il cui maniacale lavoro in moviola ha fatto sì che Toro scatenato diventasse un film praticamente perfetto. E naturalmente il cast.

Robert De Niro seguì un regime dietetico e un allenamento durissimo per mettere su il fisico di un campione del mondo dei pesi medi, salvo poi girare Francia e Italia in un tour gastronomico con l’amico regista per ingrassare 31 chili e girare le poche scene di La Motta anziano. Quando si dice il metodo.

toro scatenato
Robert De Niro, Toro scatenato

Ma altrettanto importanti per il film furono le interpretazioni di Joe Pesci, nei panni del fratello Joey, e di Cathy Moriarty, in quelli della seconda moglie Vickie. Pesci non recitava da quattro anni, De Niro lo aveva visto in un film per la televisione dal titolo The Death Collector e lo andò a scovare in un ristorante del New Jersey dove faceva il cameriere. E fu proprio Pesci a suggerire Cathy Moriarty, dopo avere visto una sua foto in un night club.

Entrambi furono candidati all’Oscar, ma delle otto nomination solo due diventarono statuette. Robert De Niro vinse il suo secondo, e incredibilmente ultimo, Academy Award, il primo da protagonista dopo quello come supporting per Il padrino – Parte seconda. Thelma Schoonmaker portò a casa la statuetta per quella che era all’epoca la sua seconda candidatura (dopo Woodstock). Ne avrebbe vinti altri due in seguito, per The Aviator e The Departed, entrambi di Scorsese, che fu il grande deluso di quella notte degli Oscar.

Fu l’anno di Gente comune, film d’esordio alla regia di Robert Redford che vinse quattro statuette: miglior film, regia, attore non protagonista e sceneggiatura non originale. Ma talvolta vincere non rende immortali, cosa invece successa per Toro scatenato, film diventato indelebile nell’immaginario collettivo e che adesso, grazie all’impegno di Lucky Red e di Park Circus, la distribuzione che ha curato la riedizione internazionale del film, potrà stregare sul grande schermo una nuova generazione di spettatori.