Viene presentato nel corso della 79. Mostra del Cinema di Venezia, negli spazi dell’Italian Pavilion coordinati da Cinecittà e DG Cinema e Audiovisivo, mercoledì 7 settembre, un progetto editoriale di assoluto rilievo, dedicato a uno degli interpreti più amati del nostro cinema, Lino Capolicchio.
Classe 1943, scomparso quest’anno, attore di magnifico stile, star internazionale e insieme presenza appartata, dedicatario di un culto sottile, presenza intellettuale, attore e maestro di attori, sceneggiatore, protagonista in pellicole intramontabili, Capolicchio ha vissuto una lunga carriera lavorando con alcuni dei nostri più grandi registi: Risi, Petri, Patroni Griffi, Faenza, De Santis, Ronconi, Maselli, Faenza, Lizzani, i Taviani, Pupi Avati. Folgorante il suo apparire ne Il giovane normale e Metti, una sera a cena, Capolicchio è consegnato alla memoria degli spettatori mondiali nel capolavoro di Vittorio De Sica Il giardino dei Finzi Contini, tratto dal bestseller di Giorgio Bassani, che valse all’Italia il premio Oscar per il Miglior film straniero nel 1972. E al protagonista un David di Donatello speciale. Di quel film e dell’esperienza sul set è materia il volume De Sica, io e il Giardino dei Finzi Contini – Diario inedito del protagonista, edito da Bietti e Cinecittà, per le cure di Nicole Bianchi.
Una novità assoluta, perché raccoglie i diari inediti scritti dall’attore nell’arco di preparazione e lavorazione del film (Capolicchio sin dagli anni dell’Accademia d’Arte Drammatica aveva l’abitudine di tenere un diario), e perché a corredo dialogante delle pagine di diario contiene una lunga conversazione, che si può ritenere l’ultima intervista da lui rilasciata, che Nicole Bianchi ha intrattenuto con lui nei suoi ultimi due anni di vita.
«Non lo sapevo ancora, in quel momento, ma quella telefonata mi avrebbe fatto entrare nella Storia del Cinema». Annota così Capolicchio, sulla telefonata quasi casuale ricevuta da Vittorio De Sica, e davvero il volume ci fa entrare nel laboratorio e nell’avventura creativa di un film culto che, come scrive ancora il diarista rimane «di una bellezza in cui ancora ti rispecchi».
Dalle pagine che il grande attore scriveva con penne di diversi colori, prendono vita la dialettica tra set e quotidianità, la lievità insaziabile degli amori, la passione per musica, pittura e cinema (anche come spettatore), la dedizione a un mestiere intrapreso per talento naturale, sempre coltivato con umiltà e reverenza.
Ne esce in regalo un racconto che non si limita a parlare di un attore unico in un set memorabile (chi dimentica i suoi compagni Helmuth Berger, Fabio Testi, un gigantesco Romolo Valli, e su tutti la Nicole di Dominique Sanda?), ma uno spaccato di magia, creatività, confessioni, irriverenze, eleganze, mestiere, e arte. In una parola, un piccolo grande libro-gesto di cinema, che si legge come un romanzo e si vede mentalmente come un affascinante film parallelo, compagno di una pellicola che ha incantato spettatori in tutto il mondo.
La presentazione del volume al Lido di Venezia, – il 7 settembre alle 17.30 – verrà moderata da Andrea Purgatori, che ha inoltre aneddoti personali e lavorativi con Capolicchio; Alessio Boni sarà presente con un video; mentre la regista Ra Di Martino concede un estratto recente dell’intervista a Lino, dal suo documentario “Il giardino che non c’è” (2021). Tra gli ospiti presenti anche Ilaria Floreano per Bietti, e Francesca Golino, moglie di Capolicchio.