Venezia 79, il Leone d’Oro va a All the Beauty and the Bloodshed di Laura Poitras

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tutta la bellezza e il dolore

Il premio principale del Concorso di Venezia 79 va per la seconda volta nella storia della Mostra a un documentario, All the Beauty and the Bloodshed, diretto dalla regista Laura Poitras e incentrato sulla fotografa Nan Goldin e la sua battaglia contro un colosso dell’industria farmaceutica.

Sempre più, in questi anni, abbiamo parlato e sentito sproloquiare della cosiddetta Big Pharma, degli interessi e gli scandali legati alla grande industria farmaceutica mondiale. Aziende dai fatturati miliardari che gestiscono produzione, commercializzazione e distribuzione di farmaci e medicinali in tutto il mondo, spesso al centro di teorie del complotto, altrettanto di frequente oggetto di analisi e ricostruzioni, come quella che fa la statunitense Laura Poitras nel documentario in concorso a Venezia 79.

Vincitrice del Premio Oscar di categoria per il Citizenfour del 2015 (e nominata per il My Country, My Country nel 2017), la documentarista si è “meritata” il concorso – per dirla con Alberto Barbera – per “il ritratto di una straordinaria artista, ma anche della generazione che ha costruito la cultura underground della New York negli anni ‘70 e ‘80″ che è questo”film militante”. Un “lavoro artistico rivoluzionario” diverso dai tanti precedenti sul tema – da Il venditore di medicine con Claudio Santamaria alla specifica serie Disney+ Dopesick, con Michael Keaton – e sugli ultimi anni dell’impegno della rinomata fotografa Nan Goldin contro la famiglia Suckler e la Purdue Pharma, produttori dell’OxyContin, narcotico responsabile di un’epidemia di dipendenza che negli USA ha causato oltre 400.000 vittime.

Una discesa agli Inferi fragorosa e drammatica la cui narrazione si intreccia con quella della vita e dell’attivismo della Goldin, le cui foto arricchiscono questo All the Beauty and the Bloodshed, oltre a presentarci le tappe della sua educazione suburbana disfunzionale, dalla perdita della sorella adolescente alla lotta contro l’AIDS negli anni ’80. Restituendoci un’opera avvincente e stimolante che collega tragedia personale, consapevolezza politica ed espressione artistica.