Zamora, la recensione dell’esordio di Neri Marcorè

Il primo film da regista dell'attore ci riporta in un'Italia diversa, ma non troppo

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Zamora

Neri Marcorè lo ha definito “il mio film più bello“, aggiungendo “anche perché è l’unico che abbia mai diretto“, ma il suo Zamora è davvero un esordio alla regia interessante per un attore poliedrico e intelligente come lui. Grazie anche a un cast che lo vede al fianco del protagonista Alberto Paradossi (il Bobo Craxi dell’Hammamet di Gianni Amelio), circondato da Marta Gastini, Anna Ferraioli Ravel, Antonio Catania, Ale e Franz, Davide Ferrario, Giacomo Poretti e Giovanni Storti. Dopo le anteprime al Festival du Film Italien de Villerupt e in concorso al Bif&st 2024, il film è al cinema dal 4 aprile, distribuito da 01 Distribution.

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IL FATTO

Walter (Alberto Paradossi), un giovane e impacciato ragioniere si trasferisce della provincia a Milano, in una modernissima fabbrica nel pieno del boom degli anni ’60. Il titolare dell’azienda ha un pallino: il calcio, che lui chiama “folber”, come si usava in quei tempi nel Nord Italia. E obbliga gli impiegati a infuocate sfide settimanali. Walter, che detesta il pallone, si dichiara portiere per non perdere l’impiego. E mentre viene regolarmente sepolto di goal e finisce con l’innamorarsi della segretaria (Marta Gastini), diventa lo zimbello dei colleghi, bullizzato dall’insopportabile ingegner Gusperti. Ad aiutarlo a reagire sarà l’in- contro con Cavazzoni (Neri Marcorè), un portiere ormai in disgrazia alle prese con altri fallimenti personali. Nessuno, alla fine della storia, sarà quello di prima.

Zamora

L’OPINIONE

Neri Marcorè, uno degli artisti italiani più versatili del panorama italiano (autore, attore di cinema e teatro, conduttore televisivo e musicista), aggiunge un nuovo tassello al mosaico dei suoi modi di esprimersi. A stregarlo, convincendolo ad accettare la sfida della prima regia, è stato il romanzo di Roberto Perrone, “Zamora”. L’attore marchigiano lo ha girato senza rinunciare al suo sguardo e mostrando la maturità di un veterano anche dietro la macchina da presa. Così, forte dell’esperienza di una quarantina di film da attore, e un Nastro d’argento vinto oltre dieci anni fa per Il cuore altrove diretto dal suo scopritore, Pupi Avati, Marcorè ottiene il risultato di farci viaggiare indietro nel tempo fino a quegli anni ’60 carichi di fiducia nel futuro ma anche di asprezze e concorrenza nel presente, proprio per l’inurbamento di tanta gente dai piccoli centri alle grandi città. Il risultato è una storia dai toni lievi, che offre i sapori e i colori di quel tempo ottimista, girata con cura nell’ambientazione, nei dettagli, nella guida degli attori. Tra i quali brillano una (di nuovo) strepitosa Marta Gastini e un divertentissimo Giovanni Storti nel ruolo del patron dell’azienda. Un debutto di grande qualità e un film con pochi precedenti recenti, sia per lo stile, sia per le tematiche affrontate, dallo sradicamento al bisogno di credere in sé. E che aggiunge un sapore in più a quelli già presenti nella nostra cinematografia.

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Un altro film recente realizzato da Pepito, Le mie ragazze di carta, ritratto a tinte lievi della vita nella Treviso degli anni ’70 firmato da Luca Lucini, e con tra i protagonisti proprio Marcorè accanto a Maya Sansa e Andrea Pennacchi.

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RASSEGNA PANORAMICA
VOTO
zamora-la-recensioneItalia, 2023. Regia Neri Marcorè. Sceneggiatura Maurizio Careddu, Paola Mammini, Neri Marcorè, Alessandro Rossi. Con Alberto Paradossi, Marta Gastini, Neri Marcorè, Giovanni Storti, Walter Leonardi. Produzione Pepito. Distribuzione 01 Distribution. Durata 1h e 40'.