Alice nella città accoglie il pubblico della Festa con How To Have Sex, vincitore dell’Un Certain Regard del Festival di Cannes 2023 che inaugura la sezione e porta la regista Molly Manning Walker e la coprotagonista Mia McKenna-Bruce all’Auditorium.
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HOW TO HAVE SEX, IL FATTO
Tre ragazze inglesi vanno in vacanza a Malia, sull’isola di Creta. La loro routine è semplice: dormire, bere, divertirsi e conoscere ragazzi. Tara, in particolare, ha un obiettivo: quello di fare sesso e sbloccare così la sua timidezza. Le cose non andranno come sperava.
L’OPINIONE
Molly Manning Walker è l’ennesima cineasta esordiente di una scuola britannica che negli ultimi anni ha proposto sulla ribalta internazionale molti nuovi talenti usciti dalle sue ottime scuole di cinema. La London Film School a Londra, prima di tutto, ma anche la NFTS di Beaconsfield, che è dove ha studiato questa trentenne che, dopo un passaggio alla Semaine de la Critique nel 2020 con un suo cortometraggio, è stata adottata da Cannes.
A buon ragione, dato che How to Have Sex ha vinto la sezione collaterale della selezione ufficiale, Un Certain Regard. Coming of Age dei nostri tempi, il film è uno spaccato della gioventù britannica contemporanea, una generazione senza punti di riferimento culturali e sociali e mandata allo sbaraglio, sotto tutti i punti di vista. Lo sbandamento della protagonista Tara, per cui il fare sesso è visto quasi come la cura di una malattia sociale, è indicativo di una dispercezione dettata da una mancanza di esperienza della realtà.
Tutto è filtrato, visto attraverso lo schermo di uno smartphone e attutito dall’alcool e dallo stordimento della filosofia del partying. Molly Manning Walker riesce però a cogliere anche quello che accade sottotraccia, un desiderio di romanticismo ai limiti dell’ingenuità fanciullesca, ma che è probabilmente l’unico sentimento necessario ma anche difficile da decodificare.
How to Have Sex è un film complesso e perfettamente bilanciato
Soprattutto non cede al patetismo nell’economia del dramma che racconta e non contrappone i generi tra bianco e nero, come troppo spesso accade al cinema ultimamente. Un esordio asciutto ed efficace, con un bel gusto per l’immagine (Walker ha un lungo curriculum da cinematographer) e bene interpretato dal giovane cast, in cui brilla Mia McKenna-Bruce, che riesce a trasmettere con lo sguardo tutto l’inferno interiore di una giovane donna confusa e impaurita.
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Human Traffic, di Justin Kerrigan, il film manifesto della Club Culture degli anni Novanta, un paio di generazioni fa, stessi problemi.