IL PONTE DELLE SPIE

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Bridge of Spies Usa 2015 Regia Steven Spielberg Interpreti Tom Hanks, Billy Magnussen, Amy Ryan, Alan Alda, Eve Hewson, Domenick Lombardozzi, Austin Stowell, Mark Rylance Distribuzione Fox Durata 2h e 21′

In sala dal 

16 dicembre

Film Critica logoIn piena Guerra Fredda, all’avvocato di successo James B. Donovan viene affidato l’incarico di difendere la spia sovietica Rudolf Abel. Tra l’ostilità montante dei compatrioti, svolge con tale coscienza e professionalità il compito che il governo degli Stati Uniti deciderà di utilizzarlo per una delicata e rischiosissima operazione segreta, fare da mediatore non ufficiale per uno scambio di prigionieri con l’URSS: la libertà di Abel in cambio di quella dell’aviatore Francis Gary Powers. Nel frattempo – a complicare – la Germania dell’Est trattiene e incarcera lo studente americano Frederic Pryor.

Da una storia vera che ha il suo culmine il 10 febbraio 1962 sul ponte di Glienicke che unisce le due Berlino (e i cinefili magari penseranno a uno scambio “analogo” in La spia che venne dal freddo), Spielberg riprende lo spirito se non alcuni dei temi morali del suo Lincoln e ci regala un’altra impeccabile pagina di drammatizzazione della Storia. «Si parla sempre di una singola persona che fa la cosa giusta o cerca di farla, nonostante tutti gli ostacoli che incontra » dichiara ricordando così la materia più preziosa con cui è costruito il miglior cinema democratico americano. Accompagnando una sceneggiatura mirabilmente strutturata dei fratelli Coen più Matt Charman (cedimento al messaggio e al miele finale escluso, ma che forse è più farina sentimentaleggiante dell’autore di War Horse), il cineasta evita di sovraeccitare ideologicamente gli animi – osservate con quanto “fair play” ritrae il nemico, il sobrio comunista che nasconde i suoi stati d’animo dietro a un peraltro britannicissimo «Servirebbe? » – e al nazionalismo incondizionato degli uomini d’azione, preferisce la personalità «tutta di un pezzo » (così lo definisce il suo cliente Abel) di un pacifico uomo perbene che pensa sia il diritto il valore fondante dello spirito Usa e il fattore che determina la differenza tra i due sistemi. Per il resto, non sorprende di certo la totale padronanza della forma, la classica armoniosa compostezza dei movimenti di macchina (cui si contrappone la concitazione adrenalinica dell’abbattimento dell’aereo, quasi a rammentare a tutti che l’action movie è sempre territorio suo), capace di mediare la riflessione con la suspence o la professionalità del team artistico (Hanks grazie al ruolo potrebbe arrivare a un’ennesima candidatura agli Oscar, così come pure l’inglese Mark Rylance/Abel).

Massimo Lastrucci