INSIDIOUS 3 – L’INIZIO

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Insidious: Chapter 3 Usa, 2015 Regia Leigh Whannell Interpreti Dermot Mulroney, Stefanie Scott, Angus Sampson, Leigh Whannell, Lin Shaye Distribuzione Warner Durata 1h e 43′

In sala dal

3 giugno

Da quando è morta la mamma, alla giovane Quinn Brenner capita sempre più spesso di “sentirla” o quasi. Si rivolge allora alla sensitiva Elisa Rainer che, pur decisamente in stato di personale deriva psico-fisica (anche lei ha un lutto da elaborare), accetta di fare ancora una volta da medium per aiutare la simpatica ragazza. Quel che sente però la terrorizza: non è la madre defunta, ma un’entità diversa, quella che sta cercando il contatto. Qualcosa di spaventoso e malvagio. Fortunatamente (per i Brenner, padre e figlia), la spiritista depressa accetterà di rientrare nel suo ruolo ed esorcizzare la minaccia, aiutata per l’occasione da una sedicente e dilettantesca coppia di Ghostbusters.

Prequel della fortunata serie (è il terzo episodio), un horror standardizzato che nulla pretende se non confermare le aspettative. La regia di Leigh Whannell (qui anche sceneggiatore e interprete nei panni di uno dei due acchiappafantasmi) è in questo senso precisa e abile. Benché debuttante dietro la macchina da presa (ha sostituito il previsto James Wan che ha dovuto declinare perché impegnato in Fast & Furious 7), il 38enne tardo giovane from Melbourne ha le spalle solide per l’horror avendo già prodotto almeno 6 capitoli di Saw. E quindi come da previsione, ecco tanti piccoli spaventi saltasedia (tra cui uno d’ambientazione “stradale”, efficacissimo), apparizioni improvvise, escursioni con telecamera in stile Paranormal Activity, “scazzottata” finale tra lo spirito maligno (asmatico) e i viventi.

Nel cast l’emergente 19enne Stefanie Scott è supportata dal mestiere (88 lavori!) di Dermot Mulroney e dai tre reduci dei precedenti Insidious: Lyn Shaye, il citato Whannell e Angus Sampson. Insomma, la definizione di corretto gli calza a pennello, il punto è che forse per un horror la puntualità tecnico-stilistica non è che sia la più richiesta delle doti, è solo il minimo indispensabile. Un po’ più di originalità nelle trovate (almeno provarci!) e un po’ di disordine nello stile e nelle forme gli avrebbe decisamente fatto comodo.

Massimo Lastrucci