LA CASA DELLE ESTATI LONTANE

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Tre sorelle si ritrovano dopo anni nella casa dei genitori, col proposito di venderla. Siamo in Israele, nel 1995, proprio nei giorni in cui tra Arafat e Rabin sembra stia per stipularsi una pace finalmente possibile e duratura. Le opinioni delle tre, Darel, Asia e Calì (in rigoroso ordine di età, tutte pacifiste e democratiche) sul da farsi però sembrano divergere molto. Così, tra risate e arrabbiature, mentre i ricordi riaffiorano, la  magione si popola letteralmente dei fantasmi (i genitori) che l’hanno vissuta. Sarà, anche per questo, una decisione estremamente difficile.

Più che le bandiere franco-israeliane della produzione, Atlit (titolo originale e nome della cittadina in riva al mare teatro della vicenda), sventola composta e salda la bandiera arcobaleno della pace. Sguardo partecipe e attenzione compita al particolare realistico nella visione surreale (i genitori morti, per non tacere dell’asino Raspoutine, convivono e dialogano con grande vitalità con le tre, senza che queste si stupiscano più che tanto), l’autrice, l’israeliana Shirel Amitay (al suo debutto come regista dopo aver sceneggiato pellicole assai interessanti come Questione di punti di vista, 2009), ha il tocco delicato per legare turbamenti personali al collettivo della Storia (lo shock nazionale dell’assassinio di Yitzhak Rabin) e quando mette in scena il passato che non se ne vuole andare e l’aggrapparsi a esso di tre personalità altrimenti  naufraghe (“quaggiù sono francese, laggiù sono israeliana, sono una metà” dice la minore), solletica la sensibilità di tutti.

Se ci sono difetti nel film – e ce ne sono – si trovano nel suo essere troppo pettinato, nel suo inscenare le crisi con discrezione e complicità ammiccante, nonché in un surplus di recitato in cui si muovono le pur empatiche interpreti. Da notare, tra i secondi, due volti conosciuti: il nostro magnifico teatrante  Pippo Delbono e Makham Khoury, palestinese-israeliano dalla filmografia vasta e internazionale  (Nozze in Galilea, La sposa siriana, Munich, Italians, Il padre).