Le otto montagne, la recensione del Premio della giuria a Cannes 2022

Il film con Luca Marinelli e Alessandro Borghi è una coproduzione italo-belga e sarà prossimamente distribuito nelle sale con Vision Distribution

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Alessandro Borghi e Luca Marinelli, Le otto montagne

Vince il Premio della giuria al Festival di Cannes 2022 e rappresenta uno dei più virtuosi esempi di collaborazione dell’Italia con produzioni internazionali, Le otto montagne sarà prossimamente in sala con Vision Distribution.

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Presentato in Concorso a Cannes 2022, Le otto montagne nasce dall’omonimo romanzo di Paolo Cognetti, vincitore del Premio Strega nel 2017, riadattato per il grande schermo dai belgi Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, già rispettivamente regista e sceneggiatrice di Alabama Monroe – Una storia d’amore, candidato agli Oscar 2014, e vede interpreti Alessandro Borghi e Luca Marinelli, protagonisti affiatati ed efficaci al fianco di Filippo Timi, Elena Lietti ed Elisabetta Mazzullo.

Le otto montagne è ambientato tra le affascinanti Alpi della Valle d’Aosta. La bellezza della sua fotografia e l’intensa semplicità e universalità della sua storia colpiscono immediatamente, ma il viaggio interiore che i due protagonisti compiono tocca ad un livello ancora più intimo oltre suggestivo.

Luca Marinelli e Alessandro Borghi sono Bruno e Pietro. La loro amicizia comincia durante l’infanzia. Bruno è l’ultimo bambino rimasto in un piccolo paese di montagna isolato dove la pastorizia è la principale attività di sostegno. Per Pietro invece le vacanze estive in montagna costituiscono l’unico momento di svago e vera libertà da una grigia vita trascorsa in città a studiare. Tra loro nasce un’amicizia unica e profonda, ma la loro diversa origine li spinge su strade diverse che per alcuni anni li separano. Quando però, ormai praticamente adulti, si rincontrato in quegli stessi paesaggi montani che li avevano uniti, riescono a ritrovare l’uno nell’altro non solo l’antica amicizia, ma il senso stesso del loro stare al mondo.

Non è la prima volta che Marinelli e Borghi interpretano il ruolo di due amici. Lo avevano già fatto con successo nel 2015 nell’ultimo film di Claudio Caligari, Non essere cattivo. L’esperienza non sembra essere andata perduta, al contrario il legame, iniziato all’epoca e proseguito anche nella vita privata, li ha portati ad una interpretazione ancora più matura e sincera.

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Alessandro Borghi e Luca Marinelli, Le otto montagne

L’amicizia che i due attori ricreano attraverso i personaggi di Bruno e Pietro non si limita infatti solo a celebrare un sentimento molto comune, ma offre l’occasione per svelare sfumature umane ed emotive profonde. Affetto, gioia, comprensione, ma anche gelosia e contrati, sono tutti sentimenti che di volta in volta vengono rappresentati nel corso della storia di questa grande amicizia.

Un po’ come le montagne stesse, affascinanti, ma anche temibili, l’amicizia tra i due protagonisti svela aspetti diversi, a volte contrastanti. Il legame che li unisce è simile a quello che c’è tra l’uomo e la vetta: tanto forte da essere a volte persino soffocante, eppure assolutamente essenziale e vitale. Pietro e Bruno sono le due facce di un unico amore che non può essere tradito, perché il costo è la perdita di se stessi. Sebbene molto diversi, i due svelano ogni volta l’uno all’atro qualcosa di sé che non conoscevano e gli stessi momenti di lontananza costituiscono poi una crescita e un arricchimento per entrambi.

Le otto montagne presenta anche una singolare scelta dal punto di vista della realizzazione sul grande schermo. Laddove, infatti, per rendere al meglio i paesaggi alpini in cui è ambientata la storia, ci si sarebbe aspettati delle riprese in 16:9, la coppia di registi Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch ha optato per un formato più ridotto in 4:3. La scelta, se da un lato sembra limitare le immagini, in realtà offre l’opportunità di ricevere una più ampia visione in verticale e al tempo stesso restituisce, nonostante la vastità dei paesaggi, un’intimità particolare.

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