L’esorcismo di Hannah Grace: l’horror che non graffia

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Usa, 2018 Regia Diederik Van Rooijen Interpreti Shay Mitchell, Stana Katic, Grey Damon, Louis Herthum, Lexie Roth, James A. Watson Jr., Jacob Ming-Trent Distribuzione Sony Pictures/Warner Bros Italia Durata 1h e 25′

Al cinema dal 31 gennaio 2019

LA TRAMA – Traumatizzata dalla morte di un collega e rotta la relazione con un altro, la ex poliziotta Megan Reed trova lavoro in un obitorio, come guardiana notturna. A lei sta benissimo, l’ideale per recuperare la sua tranquillità (“E’ un lavoro solitario e ingrato. L’odore… non ci si abitua mai”, l’avverte il suo collega). Quel che le capiterà però sarà molto spaventoso, ben più di una sparatoria. Pochi giorni dopo le viene consegnato il cadavere di una ragazza sfigurata. Pare si chiami Hannah Grace e gli apparecchi di identificazione con lei si rifiutano di funzionare. Ma non è l’unica anomalia. In realtà nel cadavere della sventurata “vive” un demone particolarmente maligno che ha la capacità di rigenerarsi, uccidendo chi gli sta intorno.

L’OPINIONE – Si parte con un esorcismo particolarmente sudicio (“Demone abbandona il corpo di Hannah Grace. Vade retro Satana!” e via salmodiando con reazione brutale della posseduta) e si attraversano tutti i livelli dell’horror in ambiente chiuso. A suo modo il filmetto è quasi un paradigma e un sunto molto condensato e generico di tanto cinema di genere. La protagonista, interpretata da Shay Mitchell (canadese di buon curriculum televisivo, vedi Pretty Little Liars), ha la patente della borderline (all’inizio nessuno le crede, solo noi sappiamo che ha ragione), ma ha anche l’esperienza maturata della poliziotta di Boston e quindi, si spaventa ma indaga e non arretra.

La regia dell’olandese Diederik Van Rooijen (25 regie, la sua opera migliore, oltre a tanta tv in patria, Zulaika del 2004) rivisita e cita diligentemente: zooma lentamente sul cadavere facendo intuire che tra un attimo scatterà qualcosa, fa aprire sportelli chiusi, spegnere improvvisamente luci al neon, inquadra palline che rotolano là dove nessuno avrebbe dovuto lanciarle, utilizza soprattutto al meglio le doti da contorsionista (davvero notevolissime) di Kirby Johnson che si muove in modi per noi impossibili, mentre l’addetto agli effetti sonori vi aggiunge scricchiolii e crepitii vari.

Boston dona una cornice sufficientemente livida e sgradevole e le violenze sono truculente ma non particolarmente urtanti, qui si preferisce lavorare sul bric a brac della tensione e del macabro, con non spiacevole velocità e senza dilungarsi troppo. Insomma, cinema di genere, riciclo di risciacquatura, innocuo ma non irritante.