Mank, David Fincher racconta l’America su Netflix – Recensione

La storia di Herman Mankiewicz e della sceneggiatura di Quarto potere è affascinante, ma solo uno dei molti strati di un grande film

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Mank

Mank, ovvero Herman J. Mankiewicz, fratello maggiore di Joseph, che sarebbe poi diventato uno dei più grandi cineasti della storia del cinema, da Eva contro Eva a Cleopatra.

Herman J. era invece uno sceneggiatore, dal talento altrettanto straordinario, pari solo al suo amore per la bottiglia. Sotto contratto con la MGM negli anni Trenta, ha lavorato in carriera a un centinaio di film, tra cui anche Il mago di Oz. Ma verrà ricordato nei secoli per avere scritto Quarto potere, per cui vinse l’Oscar, in coppia con Orson Welles. L’unica statuetta peraltro ricevuta da quello che viene considerato il più grande film della storia del cinema.

David Fincher racconta la sua storia

E quella dello script di Citizen Kane, portando sullo schermo una sceneggiatura scritta da suo padre, Jack Fincher, che fu scrittore e saggista talentuoso e affascinato dalle figure geniali e autodistruttive. Una sua sceneggiatura su Howard Hughes stava per diventare The Aviator di Martin Scorsese, salvo poi essere superata sul filo di lana da quella di John Logan.

Il figlio David molto rispettosamente lascia il credito esclusivamente al padre, ma come fece Welles con ci mette molto di suo. Mank viaggia su due binari temporali, ripercorrendo la vita di Herman Mankiewicz, il rapporto con gli studios e soprattutto l’amicizia con Marion Davies, compagna di William Randolph Hearst, il magnate dell’editoria che ha ispirato la figura di Charles Foster Kane, il protagonista di Quarto potere.

Mank Maanda Seyfried Gary Oldman

Il tutto è condito da aneddoti su Hollywood, sul sistema degli studios, salvo poi incontrare il bambino d’oro, Orson Welles, geniale e dallo smisurato ego, convinto di poter scardinare un sistema solo grazie all’arte e al talento. Non a caso sceglie Mank per scrivere il film che dovrà portare il cinema americano verso una nuova era di prosperità.

Magnifico, ma se fosse tutto qui sarebbe solo l’ennesimo biopic.

E nonostante il profondo rispetto nei confronti dell’opera del padre, Fincher vuole raccontare altro. Mank è un altro capitolo della sua lunga riflessione sul potere e sulla colpa, argomenti che da sempre lo affascinano e che sono alla base di tutto il suo cinema. Mankiewicz è un uomo schiacciato da entrambi, cerca di combattere il primo per espiare il secondo, è testimone di un paese che cambia, ma ha solo visto la Grande Depressione, mentre ha vissuto sulla sua pelle l’alba della caccia alle streghe e del terrore del comunismo a Hollywood.

Tutto questo è ambientato ottant’anni fa, ma in realtà si parla di oggi, di magnati che mentono per tornaconto e di galoppini che usano il potere per essere i favoriti a corte. A questo Fincher aggiunge un affatto velato fastidio nei confronti della figura di Welles, enfant prodige che senza il talento altrui non avrebbe mai potuto realizzare un capolavoro. Anche qui, è solo una questione di potere, che alla fine, come sempre, logora chi non ce l’ha.

Mank è un’opera notevolissima

In cui Fincher riversa oltretutto il suo incondizionato amore per il cinema e per l’arte della regia. Gira in bianco nero, omaggiando i tagli di luce e d’inquadratura di Gregg Toland, il direttore della fotografia di Quarto potere, artista che se fosse vissuto nel Seicento oggi avrebbe le sue opere esposte nei musei.

Mank Amanda Seyfried

E come Welles non avrebbe avuto Citizen Kane senza Mank, così Fincher non avrebbe avuto Mank senza Gary Oldman, assolutamente perfetto nel ruolo del protagonista. Ma se il talento dell’attore inglese non si discute da sempre, la sorpresa, davvero magnifica, è una ritrovata Amanda Seyfried. La ex Mean Girl ha il fascino e il carisma di una diva degli anni Trenta, più Jean Harlow che Marion Davies, prigioniera di un regno dorato e malvagio, ma portavoce di un potere impossibile da combattere.

Mank, nella sua complessità, si può sintetizzare senza banalizzarlo nell’eterna lotta tra il Bene e il Male, in cui la bellezza viene inevitabilmente soffocata dalla cieca ignoranza dettata dal denaro e dalla smania di conquista a tutti i costi.

Mank, più che un Don Chisciotte era un Cirano

Che come sempre cerca d’infilare la sua penna ben dentro al vostro orgoglio, perché con questa spada vi uccido quando voglio.

MANK è disponibile su Netflix dal 4 dicembre 2020

RASSEGNA PANORAMICA
VOTO:
mank-david-fincher-racconta-lamerica-su-netflix-recensioneMank, ovvero Herman J. Mankiewicz, fratello maggiore di Joseph, che sarebbe poi diventato uno dei più grandi cineasti della storia del cinema, da Eva contro Eva a Cleopatra. Herman J. era invece uno sceneggiatore, dal talento altrettanto straordinario, pari solo al suo amore per la...