MISTRESS AMERICA

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Id. Usa, 2015 Regia Noah Baumbach Interpreti Lola Kirke, Greta Gerwig, Nat Baldwin, Juliet Brett Distribuzione Fox Durata 1h e 24′

In sala dal 

14 aprile

Matricola universitaria spaesata a New York, inquieta e aspirante scrittrice, Tracy trova una amica – anzi di più: una fonte di ispirazione creativa! – nella futura sorellastra Brooke. Più grande di lei, vive a Times Square e a quasi 30 anni non ha deciso bene ancora cosa fare della sua vita, però ha tanti progetti cui si dedica con iniziale entusiasmo e focoso sense of humour. Tipo aprire un bistrot particolare oppure andare a “vendicarsi” di una ex amica che le ha rubato fidanzato e idee commerciali.

Tutti si muovono nevroticamente, da animali metropolitani, tutti con la battuta pronta e qualche volta micidiale (sul tipo: “ci vuole coraggio ad addormentarsi in una classe di 12 persone”, oppure: “tu non hai un punto di vista. Hai solo torto!”). È chiaro che Noah Baumbach (Il calamaro e la balena, il delizioso Frances Ha – che un po’ per tema assomiglia – il pretenzioso Giovani si diventa) si pone sulla direttrice che va dalla screwball comedy degli anni ’30 a Woody Allen. La sua è una semplicità molto, ma molto ricercata (ha fatto rifare una scena, neanche fondamentale, per 55 volte!) e questo il pubblico più attento lo avverte.

Curiosamente, tra la sua musa Greta Gerwig (qui anche cosceneggiatrice e che con lui ha già lavorato in Lo stravagante mondo di Greenberg e Frances Ha) e l’emergente Lola Kirke (L’amore bugiardo), a convincere sul piano della freschezza e della spontaneità nei vari duetti (“a volte non so se sei un maestro zen o una sociopatica”) è piuttosto la seconda che infatti ha un programma futuro di lavoro piuttosto congestionato. Per il resto poco da dichiarare: tematiche consunte sul racconto di formazione di una probabile futura intellettuale letterata (ma quante volte i patemi dei ragazzi apparentemente nerd sono stati trattati in formato grande e piccolo schermo? Innumerevoli e qualche volta pure bene, però la grandezza de Il giovane Holden rimane sempre assai lontana), un lieto fine dolce-amaro da prammatica, un uso della musica migliorabile. Per un moderato ma non ignobile divertimento.

Massimo Lastrucci