Nomad – In the Footsteps of Bruce Chatwin – La recensione

Werner Herzog ripercorre i viaggi di un amico ormai scomparso

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Bruce Chatwin (1940-1989) è stato archeologo, scrittore e viaggiatore ai limiti del mondo. Seduttore, bisessuale, affabulatore straordinario, in una vita troppo breve, inseguendo la sua curiosità nei confronti dei miti sino ai margini del mondo, è diventato egli stesso una figura da leggenda. Werner Herzog che ne è stato non solo amico, di più: un’anima affine (“creava racconti mitici in forma di viaggi della mente. Sotto questo aspetto scoprimmo di essere simili”), ne ha fatto qui più che una biografia un ritratto, sulle tracce di alcuni suoi libri (In Patagonia, Le vie dei canti) e dei suoi rapporti personali (che sfocia anche in un film, Cobra verde, dal volume Il viceré di Ouidah).

Ispirato come nei momenti più alti della sua arte, Herzog ritrova in un documentario rapsodia del suo modo di vedere il mondo, la vena più emozionante del suo cinema che unisce l’entusiasmo per l’insolito, l’umanesimo come obbiettivo primario e finale, la visione che si fa filosofia e il far cinema, l’appunto, che diventa esso stesso spettacolo cinematografico. “Il mondo si rivela a chi lo attraversa a piedi” e i due sono stati due grandi podisti esistenziali, due nomadi affamati di conoscenza attraverso l’esperienza fisica e magari anche il pericolo (vedi titolo).

Così, a partire dalla prima storia quasi formativa del giovane Chatwin, un lembo di pelle di un animale preistorico recuperato nella Terra del Fuoco per finire con un lirico e commovente commiato, Herzog rivela anche di sé raccontando di Chatwin, intervistando la moglie, studiosi, letterati e musicologi. Alla fine, come prigionieri di una esoterica malia che sembra affacciarsi alla soglia della conoscenza profonda dell’anima delle cose a partire magari dagli oggetti (uno zaino, un taccuino, un canto) ci sentiamo prossimi a una persona in fondo meravigliosamente più intensa di noi, un creatore di storie che “diceva una verità è mezza. Non diceva mezza verità ”. Ovviamente, come sempre, meravigliosa la fotografia e la scelta delle musiche, due elementi sempre fondamentali nella sua fortissima e febbricitante filmografia.

VOTO: ★★★★