PASSO FALSO

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Lungo la strada del ritorno da una missione, un gruppo di soldati francesi viene attaccato dai talebani. Siamo in una valle di pietra e sassi. Il sergente Denis Quilliard la scampa ma pesta il piede su una mina. “E’ di fabbricazione russa. E’ vecchia. Ne esplode una su due. Te la puoi giocare” gli dice un commilitone che morirà di lì a poco. Che farà? Così il militare si ritrova bloccato, in piedi, con una  ricetrasmittente (“Akela a Lupo Grigio mi ricevete?”) vicino a un camioncino abbandonato (porta pacchetti di eroina) in cui è nascosta, imbavagliata e scioccata, una connazionale presa in ostaggio. Il tempo passa, il sole picchia e il deserto, anche se si chiama così, non lo è mai completamente.

Piégé è il primo lungometraggio del francese Yannick Saillet, cinefilo figlio di un militare (infatti la conoscenza della materia non gli difetta) e buona fama come realizzatore di corti e di clip musicali. Curioso: perché questo stringato (anche come durata) psicodramma d’ambientazione bellica appare quanto mai lontano dall’estetica visionario-surreale tipica delle videoclip. Qui c’è il racconto teso e realistico di uomo solo in una situazione di pericolo mortale, con le sue reazioni fisiche di fronte a problemi concreti e impellenti, con la tensione (la paura) che monta, senza deviazioni ad “allargare il discorso” o complicazioni eccessive da fiction. Denis è sostanzialmente un uomo comune, neanche tanto coraggioso (su di lui pesa anche un comportamento poco chiaro in una situazione precedente che gli viene rinfacciato), forse poco marziale ma con la sua etica precisa, costretto in una situazione straordinaria. E la performance dell’esperto Pascal Elbé (francese di origine ebraico-algerina che qualcuno ricorderà anche accanto a Laura Morante in Ciliegine, nel 2012) è adeguata alla naturale tensione della situazione.