“The Void”: la recensione del nuovo successo horror che cita Lovercraft e Romero

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Canada, 2016 Regia Jeremy Gillespie, Steven Kostanski Interpreti Ellen Wong, Kathleen Munroe, Kenneth Welsh, Stephanie Belding, Aaron Poole, Art Hindle Distribuzione 102 Distribution Durata 1h e 30’

Al cinema dal 7 dicembre 2017

IL FATTO – Assediati in un ospedale, un gruppo di persone vivono un incubo che affonda nel soprannaturale. Fuori silenziosi individui mascherati “alla Ku-Klux-Klan” con un triangolo nero sul cappuccio che impediscono ogni via di fuga, dentro orrende creature come partorite da cadaveri pronte ad assalire i viventi. Ma qual è il senso? E soprattutto riusciranno il poliziotto (figlio di poliziotto) Daniel Carter e l’amata ex moglie Allison a salvarsi?

L’OPINIONE – Con la logica illogica dell’incubo, il film (bandiera canadese) di Jeremy Gillespie e Steven Kostanski (bella carriera rispettivamente di scenografo e truccatore alle spalle, più qualche dimenticabile regia) è uno sprofondo rosso, che parte da una situazione quasi alla John Carpenter (il luogo assediato nella notte da “alieni”, un po’ come Distretto 13 o La cosa, ma anche Il signore del male) per richiamare anche gli scarti narrativi alla Raimi e soprattutto la letteratura cupa e miticizzante alla Lovercraft, con portali che si aprono ad altri plumbei e infernali mondi.

I punti oscuri della sceneggiatura (firmata dal duo) non si contano e tanto meno consentono una comprensione razionale della storia, meglio partecipare emotivamente al disorientamento e la confusione mentale di personaggi sempre più isterici e seguire orrore dopo orrore, al delirio di un mostro che pensa di essere un dio con i suoi abominii ambulanti. Messo in questa prospettiva, The Void è piuttosto eccitante, inutile dunque simpatizzare con i personaggi e gli attori (invero piuttosto efficaci nelle loro reazioni elementari e qualcuno di loro, dicono le note, lavorò ai tempi con George Romero, di cui si vede in tv il suo Night of the Living Dead, tanto per creare l’atmosfera ad hoc), sono figure da macello garantito (non tutte, non tutte).

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