1964, CONSACRAZIONE DI UN AUTORE

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PRIMA DELLA RIVOLUZIONE

Ecco come Cannes, mezzo secolo fa, scoprì il giovane Bernardo Bertolucci, sospeso tra politica, cinefilia, tradizione e Parma

di Massimo Lastrucci

Tra i primi doveri di un Festival – se non l’unico – c’è quello di segnalare il nuovo. E la lungimirante Cannes del 1964 premiò Prima della rivoluzione, opera seconda di un giovanotto (23 anni allora!) assai poco conosciuto di Parma, Bernardo Bertolucci. Presentato alla Semaine Internazionale de la Critique, vinse il Prix Max Ophüls e il Prix de la Jeune Critique. Senza che questo, aggiungiamo noi, contribuisse in alcun modo al successo in una Italia allora rigogliosa di Mattatori, Macisti e Maestri. Tanto che il giovane “arrabbiato” Bernardo fu esiliato nel limbo dei corti, almeno sino a quattro anni dopo, a Partner (1968) e Strategia del ragno (1970). D’altra parte Prima della rivoluzione aveva tutte le carte in regola per piacere soprattutto all’estero, in Francia. Primo perché ben si sposava con il clima parigino della nouvelle vague e dei Cahiers du Cinema. Il film – ad esempio – dichiarava su pellicola i propri amori cinefili: Il fiume rosso e Il grande sonno di Howard Hawks, Alain Resnais, Viaggio in Italia («ricordati Fabrizio, non si può vivere senza Rossellini » vi afferma un appassionato Gianni Amico) e Le regole del gioco di Jean Renoir. Secondo, perché faceva della provincia il teatro di un malessere generazionale e politico che sarebbe esploso nel ’68 (a Parigi, appunto). Parma era poi filmata come da un amante, il Duomo, il Po, la Festa dell’Unità, la nebbia erano quasi accarezzate («Il cinema è un fatto di stile. Lo stile è un fatto morale », afferma sempre il cinefilo). E le musiche mescolavano Verdi a Gino Paoli, il melodramma alla musica leggera.
La storia parla dei turbamenti e le incertezze del giovane borghese Fabrizio (il nome cita il protagonista di La Certosa di Parma di Stendhal ed è interpretato da Francesco Barilli). Indeciso se impegnarsi nel PCI, sposare la fidanzatina regolare Clelia (Cristina Pariset) o amare la nevrotica zia Gina di Milano (Adriana Asti), Fabrizio, profondamente turbato dal suicidio di un amico, spenderà i suoi giorni nel dubbio, ammettendo alla fine la propria incapacità a incidere sulle cose.
Finiamo con l’inizio, cioè il titolo: Prima della rivoluzione è tratto da una frase di Talleyrand, dolcissima ed evocativa: «Chi non ha vissuto negli anni prima della rivoluzione non può capire che cosa sia la dolcezza del vivere ».

Da sinistra nella prima foto Adriana Asti, nella foto successiva Barilli con Gianni Amico (1933-1990), autore con Bertolucci della sceneggiatura. Nella terza fotografia, ancora Barilli con, di spalle, il maestro elementare comunista Cesare (il critico cinematografico Morando Morandini, 90 anni il 21 luglio). Infine, la coppia Barilli-Asti nel foyer dal Teatro Regio di Parma.
Nella foto in apertura i due protagonisti: Fabrizio, alias Francesco Barilli (71 anni) e Adriana Asti (81), la conturbante zia di Milano.