Quell’estate con Irène, dal brano dei The Cure la prima indimenticabile estate

Intervista al regista Carlo Sironi

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Noée Abita e Camilla Brandenburg, Quell'estate con Iréne

Dopo il suo esordio con Sole (2019) alla Mostra del Cinema di Venezia, Carlo Sironi presenta il suo secondo lungometraggio al 74mo Festival del Cinema di Berlino nella sezione Generation, Quell’estate con Irène. Un coming of age che racconta, da una prospettiva  del tutto particolare, il modo con cui si formano identità e memoria nella prima estate indimenticabile della vita.

Quell’estate con Irène, la trama

Agosto 1997. Clara (Camilla Brandenburg) e Irène (Noée Abita) si incontrano per la prima volta durante una gita organizzata dall’ospedale che le ha in cura. Timida e solitaria l’una, sfacciata e inarrestabile l’altra, in comune hanno soltanto i loro 17 anni e quella malattia che sembrava sconfitta, ma è ancora un’ombra presente nelle loro vite. Eppure, quando sono insieme la paura svanisce e bastano poche ore a renderle inseparabili. Al punto di decidere di scappare insieme su un’isola lontana da tutti dove poter finalmente vivere la loro prima vera estate.

Volevo realizzare un film che avesse la sostanza indefinita di un sogno ad occhi aperti e la precisione chirurgica dei ricordi più importanti – racconta Carlo Sironi intervistato da CiakLa prima volta che l’ho immaginato stavo ascoltando ‘To Wish Impossible Things’ dei The Cure, canzone che amo moltissimo: ‘Remember how it used to be / when the sun would fill up the sky. / Remember how we used to feel, / those days would never end’

Perché raccontare proprio l’estate di due ragazze affette da una grave malattia?

Ho immaginato le due ragazze in una situazione di forte amicizia, ma con una grande ombra, la malattia, che non permette loro di pensare al futuro. Poi ho immaginato i punti focali del film: l’amicizia durante l’estate, la fuga, un grande legame gridato ad alta voce. Ho voluto ambientare il film negli anni in cui io stesso sono stato ragazzo, perché l’estate, la prima, quella che non dimenticheremo mai, è un momento fondativo della crescita. Volevo raccontare un coming of age di ragazzi che non hanno avuto la possibilità di vivere la propria adolescenza. Quell’estate con Irène però non racconta la malattia”.

In che modo si è documentato per raccontare questo momento della vita delle due ragazze in una condizione così particolare?

La storia di Clara e Irène non è frutto di esperienze personali, non riguardano me, e va detto che il cancro ad ogni età ha un significato diverso. Mi sono documentato su un testo di Susan Sontag, ‘Malattia come metafora’, che è un saggio illuminante su come si crea un racconto sulla malattia. Inoltre, sono entrato in contatto con l’associazione AGOP, che offre assistenza ai bambini e ragazzi malati e alle loro famiglie nelle prolungate terapie oncologiche. Poi ho scoperto questi summer camp in cui è ambientato il film. Intervistando diverse ragazze mi sono accorto della bolla in cui vivono quando, finita la terapia, si trovano ancora in una situazione di pericolo, è una fase della malattia poco raccontata. Mi sono accorto che per loro il momento storico della prima estate veramente importante ha tutto un altro significato rispetto agli altri ragazzi”.

Quell’estate con Irène è una produzione Kino produzioni con Rai Cinema in co-produzione con June Films con il supporto di MiC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Regione Sicilia – Sicilia Film Commission – Piano Sviluppo e Coesione Sicilia, ACM – L’aide aux cinémas du monde, CNC – Centre national du cinéma et de l’image animée, Institut français. Il film ha ottenuto la certificazione Green Film.