Opus è l’opera prima di Mark Anthony Green, una storia che attinge dalle esperienze giornalistiche del regista che è tenuto a battesimo da A24, la casa di produzione e distribuzione che negli ultimi anni ha ridisegnato il panorama del cinema indie e dell’horror d’autore contemporaneo. Opus è arrivato nelle sale italiane il 27 marzo, distribuito da I Wonder Pictures.
IL FATTO: Gabriel Moretti, la più famosa popstar degli anni Novanta, annuncia a sorpresa l’uscita di un nuovo album dopo un ritiro durato quasi trent’anni. Le persone a cui verrà presentato in anteprima fanno tutte parte del passato di Moretti, tranne la giovane giornalista Ariel Ecton (Ayo Edebiri). Questa piccola comitiva viene portata in un resort nel deserto del New Mexico, dove Moretti vive insieme a una comunità dalle regole molto particolari.
L’OPINIONE
Talvolta per un film il momento dell’uscita può riservare piacevoli sorprese. È quello che è successo a Opus, storia di un falso profeta che torna alla ribalta con l’intenzione non solo di vendere dischi.
L’esordiente Mark Anthony Green (ha al suo attivo solo un cortometraggio del 2017) è l’ennesima scommessa di A24, e mette in scena un’operetta morale sul potere che si integra alla perfezione nella particolare congiuntura socio-politica che ci presenta la Storia di questi mesi, inquietando anche non poco.
Opus è un horror, e in quanto tale è un film assai politico, che fa riflettere sull’effettiva identità di miti e leggende dello spettacolo che, come risaputo, sarebbe sempre meglio non conoscere. Green lavora sullo spazio, soprattutto su quello esterno, con un orizzonte sconfinato che le regole della comunità fanno sembrare irraggiungibile. La risoluzione dell’enigma è sorprendente, soprattutto perché perfettamente plausibile nella realtà odierna.
A renderlo ancora più tale è la potente presenza di John Malkovich, attore sublime che il folle mercato cinematografico aveva relegato, come altri della sua generazione ed equivalenti qualità, a produzioni di serie B e lettere successive. Qui giganteggia, e non ci sarà da sorprendersi se Alfred Moretti lo reincontreremo nel corso della prossima Award Season.
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The Invitation, diretto da Karyn Kusama (Jennifer’s Body), storia di una cena che si trasforma in una inquietante serata dai risvolti apocalittici.