Di recente lo abbiamo visto ai funerali di Papa Francesco, e al fianco di Vince Vaughn nello Studio Ovale della Casa Bianca, da dove Donald Trump stamattina ha lanciato la sua ultima bomba, ‘promettendo’ (o minacciando) dazi del 100% per i film “che arrivano nel nostro Paese e che sono prodotti in terre straniere”, espediente che promette di colpire anche i film di Hollywood che verranno girati fuori dagli Stati Uniti. Una dichiarazione apparsa sul suo account del social Truth, ma che si è rapidamente diffusa su X.com e su tutte le testate nazionali e internazionali, da dove la riprendiamo, in attesa di ulteriori dettagli.
The Movie Industry in America is DYING a very fast death. Other Countries are offering all sorts of incentives to draw our filmmakers and studios away from the United States. Hollywood, and many other areas within the U.S.A., are being devastated. This is a concerted effort by…
— Donald J. Trump Posts From His Truth Social (@TrumpDailyPosts) May 4, 2025
In attesa anche della eventuale ratifica del Dipartimento per il Commercio e del cosiddetto U.S. Trade Representative, sembra però che l’attuale Presidente degli Stati Uniti abbia dato il via a un processo per mettere un freno all’ennesima “minaccia alla sicurezza nazionale”, come quella definita delle “produzioni in fuga”. Con grandi produzioni hollywoodiane come Deadpool & Wolverine, Wicked o Il Gladiatore II spesso attratte da Regno Unito, Canada, Australia e via dicendo anche per allettanti incentivi che queste nazioni spesso mettono a disposizione.
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Una determinazione che arriva dopo le richieste da parte dell’industria di incentivi fiscali federali più robusti per stimolare la produzione cinematografica nazionale e non dipendere eccessivamente da incentivi statali individuali. Come nel caso, per esempio, della California.
E dopo gli incontri delle scorse settimane del suo inviato speciale a Hollywood, Jon Voight (con Mel Gibson e Sylvester Stallone ‘ambasciatore speciale’ con il compito di promuovere le opportunità commerciali a Hollywood), con diversi funzionari delle corporazioni e dirigenti degli studios nel tentativo di elaborare un piano per salvare l’industria dell’intrattenimento statunitense.
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Ancora una volta, un annuncio che potrebbe indicare una volontà di sollevare una questione (o di distogliere l’attenzione da altro), ma non semplice da attuare, almeno in maniera efficace. Vedremo nei prossimi giorni se ci saranno seguiti, o conseguenze, soprattutto da parte degli uffici legali degli Studios. Intanto, il Segretario al Commercio statunitense Howard Lutnick ha detto solo: “Ci stiamo lavorando“.
Le produzioni cinematografiche e televisive complessive, negli Stati Uniti sono diminuite del 26% lo scorso anno, rispetto al 2021, secondo i dati della società di ricerca ProdPro. Secondo la quale, nel 2023, circa la metà della spesa dei produttori statunitensi per progetti cinematografici e televisivi con budget superiori a 40 milioni di dollari fu destinata all’estero. secondo FilmLA, organizzazione no-profit che segue la produzione della regione, nell’ultimo decennio la produzione cinematografica e televisiva è diminuita di quasi il 40%, almeno nella città di Los Angeles.
Questo il testo tradotto:
L’industria cinematografica americana sta morendo molto rapidamente. Altri Paesi stanno offrendo ogni sorta di incentivo per attirare i nostri registi e studios lontano dagli Stati Uniti. Hollywood e molte altre aree degli Stati Uniti vengono devastate.
Si tratta di uno sforzo concertato da parte di altre nazioni e, quindi, di una minaccia alla sicurezza nazionale. Si tratta, oltre a tutto il resto, di messaggistica e propaganda!
Pertanto, autorizzo il Dipartimento del Commercio e il Rappresentante del Commercio degli Stati Uniti ad avviare immediatamente il processo di istituzione di una tariffa del 100% su tutti i film che arrivano nel nostro Paese e che sono prodotti in terre straniere.
VOGLIAMO CHE I FILM SIANO DI NUOVO PRODOTTI IN AMERICA!