“LA GRANDE BELLEZZA” INEDITA DI PAOLO SORRENTINO

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«Ma capisce? Una folla radunata per vedere un semaforo. Che bellezza. Che Grande Bellezza!». Jep Gambardella intervista Giulio Brogi nel ruolo di un grande regista che immagina di poter girare un ultimo film. Il maestro del cinema racconta a Jep quello che definisce il suo primo “incanto”, l’accensione del primo semaforo installato a Milano tra piazza Duomo e via Torino. «Mi pare che fosse il 12 aprile 1925. Mio padre mi mise sulle spalle perché c’era una gran folla».

È La Grande Bellezza ma in versione integrale che arriva al cinema dal 27 al 29 giugno con oltre trenta minuti di scene inedite. «Sono molto felice che la versione integrale de La grande bellezza possa arrivare per tre giorni al cinema. Durante il montaggio è stato necessario sacrificare alcune scene, fare delle scelte. Questa versione restituisce il film nella sua interezza, permettendo di apprezzare a pieno il lavoro di tutti gli attori, in particolar modo le interpretazioni di Giulio Brogi e Fiammetta Baralla che hanno impreziosito il film con il loro talento e la loro sensibilità», spiega Paolo Sorrentino. Emergono dunque quegli attori come Fiammetta Baralla nel ruolo della madre di Ramona, Sabrina Ferilli, che hanno avuto meno spazio rispetto ai tanti volti noti che circondano Ton Servillo.

Amato, odiato, La grande Bellezza, presentato al festival di Cannes 2013, ha vinto un Premio Oscar come miglior film straniero, tre Nastri d’Argento, il Golden Globe, quattro European Film Awards, nove David di Donatello e un BAFTA. Rivedere l’opera di Sorrentino è come fermarsi davanti a un affresco dell’umanità di cui Roma è il microcosmo. Dame dell’alta società, parvenus, politici, criminali d’alto bordo, giornalisti, attori, nobili decaduti, alti prelati, artisti e intellettuali veri o presunti tessono trame di rapporti inconsistenti, fagocitati in una babilonia disperata che si agita nei palazzi antichi, le ville sterminate, le terrazze più belle della città. Ci sono dentro tutti. E non ci fanno una bella figura. Jep Gambardella, sessantacinque anni, scrittore e giornalista, dolente e disincantato, gli occhi perennemente annacquati di gin tonic, assiste a questa sfilata di un’umanità vacua e disfatta, potente e deprimente. Tutta la fatica della vita, travestita da capzioso, distratto divertimento. Un’atonia morale da far venire le vertigini. E lì dietro, Roma, in estate. Bellissima e indifferente. Come una diva morta.

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