Luca e Carlo Verdone e l’attrice Silvia Annichiarico hanno raccontato ricordi legati a 7 chili in 7 giorni e aneddoti dal set del film cult restaurato in occasione dei 35 anni dall’uscita nelle sale e presentato alla 22esima edizione del Festival del Cinema Europeo di Lecce. Una versione che sarà disponibile dall’11 novembre su Infinity+.
Dopo 35 anni 7 chili in 7 giorni, primo lungometraggio di Luca Verdone che diresse il fratello Carlo e Renato Pozzetto, rimane un cult e il regista ha ben chiaro in mente il motivo:
«È un film particolare, molto ironico, ma di un’ironia che oggi non si usa più”, ci ha spiegato il regista, “quella della leggerezza, dell’intelligenza, del garbo, della fantasia. È un film che piace ancora perché racconta di problemi veri della vita di oggi sorridendo e prendendo in giro.
Oggi è impossibile fare un film del genere perché si tende a drammatizzare, e questo è molto negativo per l’ironia, per la pratica della parodia e della farsa perché hanno bisogno delle sfumature, dell’intelligenza che non è bianca o nera».
Una constatazione che trova d’accordo anche Carlo Verdone che nel film interpretava Alfio Tamburini che insieme a Silvano Baracchi (Renato Pozzetto) metteva in piedi la fantomatica clinica per dimagrire:
«Negli anni ’80 c’era molta più leggerezza, non c’era questo assillo del politicamente corretto, quindi, ti potevi permettere delle cose che oggi non puoi più permetterti, devi stare attento a quello che fai, a quello che dici, c’è sempre qualcuno che vede una mancanza di rispetto».
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Silvia Annicchiarico, che nel film interpretava l’odiatissima moglie di Alfio Tamburini, ricorda il clima goliardico del set:
«Renato Pozzetto cucinava per noi alla fine di ogni giornata di lavoro e siamo tutti davvero ingrassati durante le riprese del film. È un cult, i ragazzini ricordano ancora tutte le battute».
«Devo ringraziare Infinity+”, ci ha tenuto a dichiarare Luca Verdone, “perché il gruppo Mediaset ha dato vita a questo successo prolungandolo per molti anni e il restauro di 7 chili in 7 giorni è il coronamento di un processo che mi ha molto lusingato. Mi piace questo fatto di apprezzare i film che a prima vista dalla critica ufficiale non sono esaltati come capolavori ma che lo diventano nel tempo».