George Lucas, Palma d’oro a Cannes 2024: «Il segreto è persistere e fare ciò mi piace»

Il regista, sceneggiatore e produttore, creatore delle saghe di Star Wars e Indiana Jones, incontra il pubblico del Festival di Cannes

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George Lucas, Cannes 2024

Quattro candidature agli Academy Awards (due nel 1973 per American Graffiti e, quattro anni dopo, altre due per Guerre stellari), nel 1992 è stato insignito del Premio Oscar alla memoria Irving G. Thalberg, George Lucas è ora al 77° Festival di Cannes per ricevere la Palma d’oro alla carriera, ma scherzando dice di sapere che la sua specialità non sono “i film che generalmente vengono premiati a Cannes”.

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Nato nel 1944 in una piccola comunità rurale della California dove venivano proiettati solo film di serie B, Lucas conobbe veramente il cinema solo negli anni ’60 a Los Angeles, alla University of Southern California, e comprese che quella era davvero la sua strada, abbandonando anche l’idea di diventare un pilota di automobili, altra sua grande passione che però riaffiorò più tardi nei suoi film. In quegli anni conobbe anche Francis Ford Coppola e più tardi Steven Spielberg, con loro fu promotore di un movimento, chiamato la New Hollywood, che permettesse ai registi di lavorare in un ambiente più libero fuori dal controllo oppressivo delle major.

Non ci è mai interessato fare soldi, a noi interessava fare film. C’è una grande differenza, perché tutti amavamo il cinema. Sapevamo che non saremmo mai entrati negli Studios attraverso la scuola, era qualcosa di proibitivo, ma il nostro segreto era che amavamo il cinema e volevamo fare un film”, spiega Lucas durante la masterclass a lui dedicata a Cannes 2024.

Il regista, sceneggiatore e produttore, creatore delle indimenticabili saghe di Star Wars e Indiana Jones, racconta gli inizi della sua carriera, quando Coppola, dopo aver realizzato Sulle ali dell’arcobaleno (Finian’s Rainbow, 1968), gli propose di girare un film in giro per il Paese. Insieme salirono su un camioncino e cominciarono a guidare finché non arrivarono a San Francisco e decisero che quella sarebbe stata la sede giusta per fondare la loro casa di produzione, la American Zoetrope. In quel periodo Lucas realizzò il suo primo lungometraggio, L’uomo che fuggì dal futuro, tratto dal suo cortometraggio, THX 1138, proiettato in anteprima proprio al Festival di Cannes nel 1971. La società non ebbe un grande successo, ma fu allora che Lucas cominciò a scrivere American Graffiti.

La fortuna, dice Lucas, è che gli anni ’70 furono un momento magico per Hollywood perché “si erano ritirati tutti coloro che avevano fondato gli Studios e questi cominciavano ad essere guidati da grandi compagnie come la Coca-Cola o la Gulf and Western, che non sapevano come fare film. Così cominciarono ad assumere persone che sapessero farlo e tra loro molti giovani provenienti dalle scuole di cinema”.

Nel 1971, dopo un faticoso percorso produttivo, la Universal Pictures si accordò con Lucas affinché girasse American Graffiti, mentre altre società di produzione avevano rifiutato il soggetto di Guerre stellari a causa dell’alto budget che avrebbe richiesto e dell’inesperienza del regista. Quando poi American Graffiti ottenne un successo straordinario, vinse il Golden Globe e guadagnò cinque nomination agli Oscar, le cose cambiarono.

Era il momento in cui Coppola era impegnato nelle turbolente e difficili riprese de Il padrino, quando Lucas cominciò ad insistere per il suo film, “un fantasy ambientato nello spazio, con cani alieni e astronavi volanti, abbastanza folle”. Per anni dovette combattere per Star Wars, “nessuno dei film che feci per gli Studios erano accettati dagli Studios.

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Capii che due cose erano assolutamente necessarie: pretendere i diritti per il licensing e persistere. Ogni regista dovrebbe poter fare in modo che il film sia come lo vuole lui. Non voglio che le persone mi dicano come fare i miei film o cosa potrebbe piacere agli spettatori. Io voglio fare cose che potrebbero piacere a me”.