Tilda Swinton compie sessant’anni, 5 novembre, stesso giorno in cui gli inglesi celebrano Guy Fawkes e la congiura delle polveri. Del resto, anche la signora Swinton è una rivoluzionaria.
Era facile intuirlo già dalla sua prima apparizione nel Caravaggio di Derek Jarman. Era il 1986 e il grande artista britannico ne fece la sua musa, portandola cinque anni dopo alla Coppa Volpi per il suo ruolo in Edoardo II e consegnandole la sua eredità spirituale. Da allora molti autori sono rimasti affascinati da questa straordinaria attrice.
Si è trasformata per Bong Joon-ho, in Snowpiercer e Okja. Wes Anderson l’ha inserita nella sua famiglia e presto li ritroveremo insieme in The French Dispatch. Sarebbe stato perfetto averlo a Venezia per celebrare il Leone alla Carriera, preceduto da The Human Voice, il cortometraggio che l’ha vista per la prima volta collaborare con Pedro Almodovar.
Luca Guadagnino è stato tenuto a battesimo sin dal suo esordio, The Protagonists e il regista palermitano portò a Venezia nel 2002 la sua dichiarazione d’amore, Tilda Swinton: The Love Factory, trenta minuti di confessione filmata della donna e dell’artista. Seguirono Io sono l’amore, A Bigger Splash, Suspiria, e altre perle certamente arriveranno.
Il Leone d’oro alla carriera ricevuto quest’anno a Venezia 77 ha celebrato trentacinque anni vissuti intensamente. Non è un caso che David Bowie la volle al suo fianco in uno dei suoi ultimi video, lo struggente The Stars (are out tonight). Come il Duca Bianco, Tilda Swinton è caduta sulla Terra portando con sé un dono declinato in tanti modi e senza pregiudizi.
Per questo ha abbracciato anche Hollywood, guardandola con curiosità e distacco, portandosi a casa un Oscar come attrice non protagonista in Michael Clayton, cogliendo il nero sarcasmo dei fratelli Coen in Burn After Reading (entrambi presentati a Venezia nel 2007 e nel 2008).
Alla premiere mondiale di Doctor Strange a Londra nel 2016, chiedendole cosa l’avesse spinta a entrare nel mondo Marvel, rispose: “I film Marvel sono fondamentali, fanno sì che i ragazzi si stacchino dai loro computer per condividere con degli sconosciuti una storia raccontata sul grande schermo”.
Non c’è sintesi migliore per dare un senso, se ce ne fosse bisogno, a questo Leone d’oro alla carriera. Come recita il titolo di un film che le ha regalato uno dei suoi ruoli più belli, solo gli amanti sopravvivono.
E finché ci saranno artisti come Tilda Swinton, sopravvivrà il cinema.