Bardolino Film Festival, bagno di folla per Pierfrancesco Favino

La serata con il protagonista di Nostalgia è un trionfo di pubblico e qualità, uno spot per il cinema in sala

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bardolino favino

La quarta serata della seconda edizione del Bardolino Film Festival è stata un bellissimo spot per il cinema e la sala, grazie a un generosissimo Pierfrancesco Favino, arrivato sul Lago di Garda per presentare la proiezione di Nostalgia e per una lunga conversazione con il direttore artistico Franco Dassisti di fronte a una platea gremita in ogni ordine di posti.

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Una cosa non scontata di questi tempi e sulla quale “Picchio” («Quando mi chiamano Pierfrancesco non sempre mi giro, quando mi chiamano Picchio sempre») fa un’importante riflessione in apertura del suo colloquio con il pubblico.

«Abbiamo rinunciato facilmente all’idea di andare al cinema, non di andare a mangiare fuori, e non so perché. Io ho una sensazione, ovvero che con questo benedetto PNNR l’investimento sul digitale porterà soldi nelle tasche di qualcuno e che sempre per favorire quest’investimento si siano mantenute la mascherine al cinema più a lungo, facendoci credere che guardare un film televisione sia la stessa cosa che andare al cinema.

Ma la differenza non è quanto grande lo schermo sia, ma essere insieme. Il film che state per guardare cambierà, perché voi lo state guardando. Per quanto bravo possa essere a raccontare la storia di quest’uomo, senza le vostre emozioni non avrà senso allora. Nel momento in cui vi concedete questo spazio allora questo film avrà motivo di esistere. Entrare in una sala è un regalo che faccio a me. Il cinema è quel momento in cui potete stare con voi stessi».

Pierfrancesco Favino è rimasto folgorato dal teatro a sette anni, per poi, una volta cresciuto, sviluppare una carriera che dura da trent’anni, tra teatro, cinema e televisione. Ma ci sono tre momenti cardine in questi altrettanti decenni che l’attore individua come momenti di svolta.

«Ho capito che fare l’attore sarebbe potuto essere il mio lavoro quando mi ci sono pagato l’affitto. Detto ciò ho studiato tanto per fare questo mestiere, ma c’è stato un film che mi ha convinto che potevo farlo come volevo io ed è stato El Alamein. E poi un momento di svolta è stato Sanremo, è stato quello che mi ha portato Il traditore e che ha permesso a quel film, a quello successivo di Gabriele Muccino di fare grandi incassi».

bardolino favino

Proprio durante il Festival della Canzone del 2018, Favino ha scritto una delle pagine più belle della storia recente della televisione italiana, con il suo straordinario monologo tratto da La notte poco prima delle foreste di Bernard-Marie Koltès.

«In realtà il monologo è stata una cosa quasi casuale. La verità è che non è venuto Fossati, io l’avevo appena fatto in teatro e Baglioni ha detto “Dai!”. Scherzi a parte, non è andata proprio così, ma non ci sono stati molti retropensieri, anche perché quel monologo per me parla di lavoro, non di immigrazione, ma se senti solo il suono della voce, l’accento, non stai ascoltando, perché quella voce può parlare d’amore, di vita, di tutto».

Nostalgia dopo la presentazione al Festival di Cannes ha incontrato grande favore da parte del pubblico, registrando ottimi incassi. E Pierfrancesco ha un’idea sul perché di questo successo, oltre alle evidenti qualità del film di Mario Martone.

«Ho sempre pensato che questo film sia la storia un po’ di tutti gli uomini, del rapporto che ogni figlio ha con la propria madre ed è una storia universale che conosciamo da sempre, dai greci fino ai giorni nostri».

In chiusura, Pierfrancesco Favino fa una dichiarazione d’amore al Rione Sanità, location napoletana di Nostalgia.

«La Sanità è una Napoli dentro Napoli che per lunghi anni ha conosciuto una realtà degradata. Non è più così, grazie all’opera di Padre Antonio Loffredo, un sacerdote che ha recuperato il quartiere grazie alla sua associazione con cui ha sottratto tanti ragazzi a una vita criminale e con il loro aiuto ha riconsegnato alla città un quartiere affascinante. Quindi, se volete fare una bella cosa, andate a visitare il Rione Sanità: si mangia da Dio, c’è tanta cultura e si sta benissimo»