FESTIVAL DI BERLINO 2017: “LA CENA” CON RICHARD GERE E “T2 TRAINSPOTTING 2”

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Da sinistra, il regista Oren Moverman, Richard Gere, Rebecca Hall e Steve Coogan

Li avevamo lasciati 20 anni fa, Mark Renton in fuga con 16mila sterline in contanti e gli altri, Spud, Simon e Begbie, a rodersi il fegato per la fregatura. Li ritroviamo al Festival di Berlino, dove Trainspotting 2 è passato fuori concorso, ancora una volta diretto da Danny Boyle che ha riunito il cast di una volta: Ewan McGregor, Robert Carlyle, Ewen Brenner, Jonny Lee Miller. Cosa accade in questo secondo atto tratto dal sequel del romanzo Trainspotting di Irvine Welsh, dai titolo Porno? Accade che Mark, che per vent’anni ha avuto famiglia e lavoro ad Amsterdam, una volta persi tutti e due, se ne torna a Edimburgo dove ritrova amici e problemi di un tempo. Ricuciti i rapporti di Simon, tenta di mettere in piedi un nuovo business, ma continua a cacciarsi nei guai e nulla sembra veramente cambiare.
Se il primo film aveva la forza di fotografare una generazione che senza più ideali lottava contro il sistema a furia di droghe, squallore e autodistruzione, diventando con immagini ormai scolpite nella memoria il manifesto di una ribellione ironica e sgangherata tra sesso, droga, eroina e disgustose toilette, Traispotting 2 non ha l’ambizione di tracciare alcun ritratto sociologico e procede senza troppe idee disegnando i nuovi fallimenti dei protagonisti. Basti pensare al celebre monologo che nel 1996 recitava: “Scegliete la vita, scegliete un lavoro, scegliete una carriera, scegliete la famiglia….” elencando gli odiati simboli della vita che si rigettava – maxitelevisori lavatrici, macchine, lettori cd, apriscatole elettrici, colesterolo basso, polizza vita, mutuo a interessi fissi, moda casual, valigie in tinta, salotto di tre pezzi, quiz tv – e rivendicando il diritto di scegliere l’eroina. Il nuovo monologo che invita a scegliere un profilo social adeguato, i reality e le nuove droghe fatte in casa non ha la stessa forza nel puntare il dito contro la società che ci circonda così come il nuovo film non ha davvero molto da aggiungere.

Richard Gere, Rebecca Hall, Steve Coogan, Laura Linney e Chloe Sevigny sono invece i protagonisti de La cena di Oren Moverman, tratto dall’omonimo romanzo dell’olandese Hermann Koch al quale aveva attinto anche Ivano De Matteo per I nostri ragazzi. Un professore di storia, Paul sua moglie Claire, il fratello Stan, politico ricco e ambizioso, e la moglie di lui, Katelyn, si ritrovano in un ristorante di lusso per affrontare una drammatica questione: i rispettivi figli hanno dato fuoco a una barbona uccidendola. C’è chi vorrebbe regalare ai ragazzi una seconda chance contando sul fatto che nel video del crimine finito in rete non sono riconoscibili. E c’è invece chi vorrebbe che si costituissero assumendosi le proprie responsabilità. Il film, che riflette su un dilemma morale – cosa fareste se i vostri figli commettessero un crimine? – si sofferma anche su temi come conflitti e barriere, dinamiche familiari complesse e guerre fratricide. “Il crimine più grande finora commesso dal presidente Trump – ha dichiarato Gere – è quello di confondere terroristi e rifugiati, seminando una paura che potrà avere solo drammatiche conseguenze. Siamo tutti esseri umani e viviamo sullo stesso pianeta, l’unica strada è aiutarci l’uno con l’altro”.

Alessandra De Luca

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