Gianluca Manzetti: «La realtà virtuale è una nuova forma di religione»

Presentato in concorso alla 34esima edizione del Noir in Festival il nuovo film di Gianluca Manzetti con protagonista Luka Zunic, revenge movie con al centro un nuovo social game. Prossimamente in sala con Eagle Pictures.

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Michele, Tiziana, Leo, Antonella, Filippo e Belinda sono i sei content creator selezionati per partecipare a Dedalus, un nuovo social game che promette di ridefinire il mondo del Web 3.0 e rendere ricco e famoso il vincitore. Rinchiusi in un antico palazzo isolato, i concorrenti partecipano a giochi che via via si rivelano sempre più pericolosi. Quello che sembrava un semplice gioco si trasforma lentamente in qualcosa di completamente diverso, e i creator, da concorrenti, si ritrovano ora ad essere sia carnefici che vittime di un’elaborata vendetta.

È la trama di Dedalus, il nuovo film di Gianluca Manzetti (Roma Blues), scritto da Vincenzo Alfieri, Nicola Barnaba, Roberto Cipullo, Francesco, Maria Dominedò, con protagonisti Luka Zunic, Matilde Gioli, Francesco Russo, Giulio Beranek, Giulia Elettra Gorietti, Stella Pecollo, Gianmarco Tognazzi e Carolina Rey, un revenge movie che racconta attraverso l’espediente del game show di una realtà, quella orami imperante dei social dentro la quale tutti siamo stati trascinati, così grottesca e malvagia da sembrare un film distopico. Ne abbiamo parlato con il regista e con Luka Zunic che hanno presentato il film in concorso alla 34esima edizione del Noir in Festival, e prossimamente in sala con Eagle Pictures.

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Io nasco come cinefilo e quindi tutto quello che ho fatto fino ad adesso ha sempre avuto delle influenze da film del passato – ci ha spiegato Manzettie devo dire che la cosa interessante in questo caso è che non ho avuto delle vere e proprie reference, anche se alcune possono sembrare più scontate, come Squid Game o L’Enigmista, però la vera influenza è stata passare un anno a guardare reel sui social, a scrollare e a sporcarci un po’ le mani insieme anche al cast, e a riprendere quello che ci è arrivato. Ho fatto la stessa cosa anche con i capo reparto, con il montatore, per cercare di trovare in tutte le scene una sorta di “ritmo social”. È un film ricco di situazioni, di svolte, di cambi di pagina, quindi di registro, per cui vieni un po’ preso a schiaffi come quando ti ritrovi disperso sui social quando si passa da un video all’altro. La mia grande ispirazione è stato proprio quel tipo di realtà e certi attori di quel mondo, certi personaggi. Nel caso di Luka Zunic più che a un influencer ci siamo ispirati a tanti calciatori molto attivi sui social, al loro modo di apparire e di porsi. Con Matilde Gioli per il personaggio di Linda abbiamo studiato alcune ragazze attive su Onlyfans, è stata una cosa interessante. Una persona tempo fa mi ha detto che non si fa il cinema con il cinema, non so ancora cosa significhi precisamente, però per esempio il mio primo film Roma Blues è nato da un omaggio al cinema del passato, ai noir, invece per prepararmi per Dedalus il film che ho visto di più è stato Alien, avevo l’ansia da prestazione sul gestire spazi molto angusti, ci sono scene molto lunghe in ambienti chiusi e volevo capire come dare vitalità a quelle scene, e Alien mi ha aiutato in questo senso”.

Luka Zunic interpreta un giovane calciatore già sul viale del tramonto, che si è rifatto una vita sui social: “Il mio personaggio si ritrova ad avere tutto subito, fama e soldi”, ci ha raccontato l’attore, “e questo lo porta ad avere una vita superficiale, in cui non si fa più cogliere dalle cose che la vita gli offre, per prepararmi ho pensato a un ragazzo annoiato dal fatto che tutte le persone intorno fossero legate a lui per quello che ha e non per quello che è. Io, invece, personalmente non penso alla fama, negli anni qualche riconoscimento è arrivato e ovviamente fa piacere, ma noto che c’è per alcuni dei miei colleghi la ricerca smodata del successo, ma questo secondo me ammazza un po’ il lato artistico di noi attori, quando vedo l’attore incentrato sulla fama non gli credo fino in fondo”.

Dedalus mostra il lato oscuro dei social e le conseguenze spesso drammatiche che comportamenti irresponsabili e insensibili portano, come cyber bullismo, revenge porn, odio social: «Io credo che riuscire a capire e definire quello che sta accadendo è molto difficile», ha continuato Gianluca Manzetti, “si può scivolare nella retorica, però penso che questa realtà virtuale in qualche modo abbia già assunto una sorta di forma religiosa per tanti, di seconda realtà, di un credo in cui vivere. Se non sei sui social per tante persone, soprattutto per i nativi digitali, non esisti, quindi la famosa FOMO (fear of missing out), ti porta a pensare che se tu non ti manifesti in quel mondo non ci sei, come viene detto nel film ‘l’unico modo per realizzare un sogno è condividerlo’. Ultimamente se non condividiamo tutto non esistiamo, e la vita concreta che stiamo vivendo in questo momento passa quasi in secondo piano”.

Sono un ragazzo del 2001 e sono abbastanza attivo sui social», ha spiegato Zunic, «però non mi è mai piaciuto usarlo per far sapere agli altri i fatti miei, lo uso più che altro per lavoro, però per la preparazione del film i social ci hanno aiutato tanto, io nello specifico andavo proprio a cercare i temi calcistici e sui social a un certo punto mi apparivano solo contenuti sul calcio, è l’algoritmo! Mi ha aiutato questa cosa, mi ha fatto entrare in una sorta di immedesimazione non voluta. Per quanto riguarda il lato negativo, i leoni da tastiera, gli haters possono davvero fare del male come un coltello o una pistola, bisogna usarli con moderazione, che si capisca il rischio a cui si può andare incontro”.