Io, noi e Gaber, la recensione del film di Riccardo Milani

Dalla tv al teatro, l'amicizia con Mina, Celentano e Jannacci: un artista unico, da (ri)scoprire

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Giorgio Gaber, Io noi e Gaber di Riccardo Milani

Da quando ci ha lasciati, un triste 1º gennaio del 2003, Giorgio Gaber non ha mai smesso di essere un gigante nel panorama musicale, culturale e  non solo del nostro Paese. Un intellettuale e artista indimenticabile che oggi torna sullo schermo – quello cinematografico – grazie al documentario Io, noi e Gaber che Riccardo Milani ha presentato alla Festa del Cinema di Roma 2023 e che il 6, 7 e 8 novembre arriva in sala per un’uscita evento  organizzata da Lucky Red con Atomic con Rai Documentari e Luce Cinecittà. Un ricordo e un excursus che arriva a venti anni dalla sua scomparsa e che, anche attraverso la voce di familiari e amici, ne ripercorre la carriera e ne ricostruisce la personalità, sottolineando l’importanza della sua musica e delle sue indimenticabili parole.

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IL FATTO:

Il signor G: “Mi chiamo G”, “No, guarda che io mi chiamo G”. Doppio Giorgio Gaber, oppure Gaber e Mina in un duetto televisivo, uno dei tanti, preziosi brani d’archivio che raccontano la storia, la musica, il teatro di Gaber, dal tenero, oggi malinconico, Non arrossire degli esordi al rock nel quale si confrontava con Celentano, dai surreali numeri con Jannacci alle canzoni milanesi con Maria Monti, dall’enorme popolarità televisiva al ritorno al teatro puro, quando Gaber decise di esibirsi solo sul palcoscenico, dando voce al suo impegno politico e culturale attraverso l’invenzione, insieme a Sandro Luporini, del Teatro Canzone.

Giorgio Gaber, Io noi e Gaber di Riccardo Milani

L’OPINIONE:

Protagonista della storia della nostra televisione, della musica italiana e della cultura tutta del Belpaese, Giorgio Gaber continua a essere celebrato anche – e per fortuna, soprattutto – anche dopo la sua morte. Fumetti, omaggi, canzoni, convegni, spettacoli teatrali… e film. Come il documentario che Riccardo Milani gli dedica, si dedica, ci dedica: una operazione nata sull’onda del precedente Nel nostro cielo un rombo di tuono su Gigi Riva e che ha recentemente entusiasmato entusiasmato il pubblico della kermesse capitolina dove il film ha scatenato una reazione da concerto live.

I suoi cavalli di battaglia, le apparizioni, lo svilupparsi della sua carriera e la manifestazione ed evoluzione della parte più cupa e politica si intrecciano con i diversi interventi degli ospiti – a tratti attori di vere e proprie interpretazioni anche loro, o dispensatori di interessanti riflessioni – ai quali vengono affidate facce differenti del prisma che era Gaber. Da Pierluigi Bersani a Sandro Luporini, da Fabio Fazio a Mario Capanna, da Jovanotti a Gino e Michele con le piacevoli sorprese di Francesco Centorame e Paolo Jannacci, con loro il documentario spazia dagli aspetti più popolari e televisivi alle performance teatrali e innovative fino al lato creativo e analitico di una figura della quale si sente ancora la mancanza, come anche per l’altro grande assente citato, Pier Paolo Pasolini.

Sfruttati alla bisogna, ripresi a distanza, inseriti in contesti più o meno consueti (o spiazzanti, come il circolo da dove parla Michele Serra), la grandezza e l’affollamento di “spalle” è uno dei vezzi che si concede Milani nella costruzione di un film allo stesso tempo rigoroso e irrispettoso (soprattutto quando si fa beffe della cronologia e gioca a sovrapporre immagini e suoni). Un film ampiamente – e inevitabilmente, vista la mole del materiale disponibile – compilativo, ma emozionante e trascinante, che vive della maestosità del soggetto trattato. Che qui emerge potente, e con una forza tale da raggiungere sicuramente tanto i nostalgici quanto il pubblico più giovane e contemporaneo.

Non è mai tardi per (ri)scoprire Gaber: giullare con la capacità di far pensare il pubblico più attento, intellettuale indipendente pronto a rinunciare ai riflettori per sfidare i suoi fan più “polli” a una presa di coscienza non facile, uomo disilluso, tra il nostalgico e il pessimista, ma non solo. Mai, anche quando da solo pensò di esser rimasto. Un artista che ancora oggi fa discutere e offre spunti di riflessione di grande attualità, come (nel)le sue canzoni, che ancora oggi chi pensa di “poter essere vivo e felice solo se lo sono anche gli altri” interpreta alla ricerca di un senso, della speranza che nel documentario viene suggerita, in controtendenza al comune giudizio sull’ultima fase e sul suo cosiddetto testamento, anche ricordando che “non è mai finita“.

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Qualsiasi cosa che riguardi il grande artista scomparso al centro di quest’ultima celebrazione, da tutto quanto presente nel catalogo RaiPlay (da Gaber Gaber: libero come un uomo a le sei puntate de Le nostre serate) alle chicche cinematografiche più difficili da recuperare. Come i camei nel musicarello Juke box – Urli d’amore del 1959, ne Gli imbroglioni del 1963 e nel Rossini! Rossini! di Mario Monicelli del 1991 o la sua interpretazione del santone in Il minestrone di Sergio Citti che nel 1981 arrivò alla Berlinale.

RASSEGNA PANORAMICA
VOTO
io-noi-e-gaber-la-recensione-del-film-di-riccardo-milaniItalia, 2023. Regia: Riccardo Milani. Interpreti: Giorgio Gaber, Pier Luigi Bersani, Claudio Bisio, Mario Capanna, Francesco Centorame, Jovanotti, Ombretta Colli, Fabio Fazio, Ivano Fossati, Dalia Gaberscik, Ricky Gianco, Gino e Michele, Paolo Jannacci, Sandro Luporini, Vincenzo Mollica, Gianni Morandi, Massimiliano Pani, Mogol, Michele Serra. Distribuzione: Lucky Red. Durata: 2h e 15'