Le Livre des solutions, la recensione del ritorno di Michel Gondry a Cannes 2023

Al Festival di Cannes 2023 il gradito grande ritorno del regista

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Le Livre des solutions

A oltre dieci anni dal The We and the I del 2012, Michel Gondry torna alla Quinzaine – oggi dei Cinéastes – e al Festival di Cannes 2023 con un film che sicuramente piacerà ai tanti nostalgici del Mood Indigo – La schiuma dei giorni (2013) e della creatività artigianale del regista francese di Versailles. Un artista del quale non si può non sentire la mancanza e che nel personaggio del regista affidato a Pierre Niney (ex Yves Saint Laurent per Jalil Lespert e membro più giovane della storia della celebre Comédie-Française) in Le Livre des solutions mette forse più di qualcosa di sé.

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IL FATTO:

Durante una riunione con la produzione, viene ufficializzato lo stop al film al quale Marc sta lavorando perché incomprensibile e inconcludente. Una prospettiva intollerabile per il giovane regista, bipolare e paranoico, che decide di prendere in mano il proprio progetto e – accompagnato dalla sua montatrice e alcuni collaboratori – fugge in campagna, a casa di sua zia Denise, nelle Cévennes, con il girato e le attrezzature necessarie a completare il film. Che a questo punto promette di essere decisamente quello desiderato, visto che non ci sarà nulla a ostacolare la sua creatività, ipertrofica e caotica tanto da scatenare un caos per risolvere il quale Marc inizia a scrivere un Libro delle soluzioni, una guida di consigli pratici che potrebbe permettergli di superare ogni problema.

Michel Gondry Le Livre des solutions

L’OPINIONE:

Vita e arte si confondono nel film e nella carriera di Michel Gondry, che a otto anni dal suo Microbo & Gasolina torna con un film dalle forti inflessioni autobiografiche nel quale l’autoironia domina. Il Marc protagonista “mi rappresenta”, ha ammesso lo stesso regista, che lo – e si – mette alla berlina, offrendo al pubblico situazioni surreali e divertenti proprio nella sovrapposizione di egomania, inventiva e momenti ridicoli. E tanto affetto. Quello che Gondry confessa per i suoi collaboratori, dal direttore della fotografia Laurent Brunet alla montatrice Élise Fiévet, e dai quali lo vediamo ricambiato. Almeno nella sua versione on screen, dove già nell’incipit vediamo la timida Gabrielle sdraiarsi davanti alla macchina degli inseguitori per permettere al regista di scappare. Il resto è un succedersi di battute sorprendenti,  scene (come quella della direzione d’orchestra) e botta e risposta irresistibili nonostante l’apparente banalità, animazioni e grandi – di sicuro una (della quale ha parlato al Festival) – apparizioni. A detta di Gondry, la finzione cinematografica “ti permette di creare un mondo in cui avresti voluto vivere” e forse di riuscire a realizzare “il film perfetto”, in questo caso anche di risolvere tormenti passati. Che sono quelli di Marc Becker, ma probabilmente anche del suo creatore, come lui – almeno in una fase della sua vita – convinto di essere un genio rivoluzionario, perso in mille progetti e caparbiamente convinto che fossero gli altri a non capirlo. Quegli “altri” che il “Libro delle soluzioni” del titolo consiglia di non ascoltare. Una fase superata, a quanto pare, come la megalomania e l’arroganza di cui oggi si pente. E non è banale che a raccontarlo sia il film che Gondry dedica alla vera zia Suzette, da lui filmata in L’Épine dans le cœur – La spina nel cuore, presentato a Cannes nel 2009.

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Un po’ tutta la filmografia precedente del regista francese, dal film d’esordio del 2001 (Human Nature) in poi. Per godere del suo genio artigianale – da L’arte del sogno e Mood Indigo al Be Kind Rewind – Gli acchiappafilm del 2008 – e per recuperare l’immortale Se mi lasci ti cancello (Eternal Sunshine of the Spotless Mind) del 2004.

Michel Gondry Le Livre des solutions

RASSEGNA PANORAMICA
VOTO
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