IL FATTO: i diciotto mesi della coppia più famosa della storia del rock nel loro appartamento al Greenwich Village dopo il trasferimento da Londra a New York. Un anno e mezzo vissuto molto intensamente.
L’OPINIONE: Lavora molto di mestiere Kevin MacDonald, ma un bravo documentarista sa fare anche questo. E soprattutto, sa che senza un bravo montatore al fianco, i suoi film non esisterebbero nella maggior parte dei casi. C’è intanto da dire bravo al filmmaker scozzese che ha diviso il credito della regia con il editor Sam Rice-Edwards. Molto dell’ottimo risultato venuto fuori è proprio grazie alla struttura narrativa di One to One: John & Yoko, e al modo con cui viene contrappuntata dal ritmo imposto in moviola (si fa per dire, ovviamente, da anni ormai si monta con il computer).
Detto ciò, tutto ciò che riguarda un Beatles qualunque è oro.
Se quel Beatles si chiama John è ancora più prezioso. Ma al di là della vita della coppia, praticamente costretta a lasciare l’Inghilterra perché Yoko veniva considerata la causa dello scioglimento della band, quello che maggiormente interessa di questo film, che come sempre per MacDonald può contare su dei materiali d’archivio eccellenti, è come il loro impegno politico, sociale e artistico si intrecci con un periodo che per gli Stati Uniti sarebbe stato importantissimo.
Richard Nixon in quei mesi ordinò di partire con i bombardamenti in Vietnam nella speranza di cambiare l’equilibrio di una guerra folle e che la grande potenza stava perdendo inesorabilmente. Tutto questo mentre una gran parte del paese contestava aspramente l’operato del Presidente che venne però eletto per il suo secondo mandato. In quegli stessi mesi iniziò a essere pronunciata da molti una parola che avrebbe segnato quei quattro anni alla Casa Bianca: Watergate.
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E mentre il paese spendeva miliardi di dollari in armamenti e migliaia di ragazzi morivano nella giungla e nelle risaie, a pochi chilometri da New York decine di bambini versavano in condizioni inumane in una scuola per ragazzi speciali. John e Yoko, dopo avere visto questo servizio nello schermo del loro televisore accesso perennemente nel loro appartamento del Village, decide di fare quello che una rockstar dovrebbe fare: un concerto di beneficenza. L’unico della carriera di John solista.
MacDonald racconta tutto con trasporto e anche, come detto, con un pilota automatico dettato dall’esperienza. One to One John & Yoko è un prodotto perfetto, anche troppo, ed è il suo pregio e il suo difetto, perché in documentario serve anche un po’ di sana follia. Produce Brad Pitt, e fa piacere dirlo.
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