A quarant’anni dall’inizio della sua carriera, Carlo Verdone ritorna con il ventiseiesimo film, Benedetta follia, un inno all’amore e alla leggerezza in un momento particolarmente buio. Insieme a Ilenia Pastorelli e Lucrezia Lante della Rovere
DI PIERA DETASSIS
Carlo Verdone sorride: «Il mio nuovo film, Benedetta follia, è un inno all’amore. Oggi lo spettatore ha bisogno di leggerezza e sentimento. E un po’ di luce. Qui ce n’è tanta, pure psichedelica». Son passati quarant’anni dall’esordio, l’attore e regista romano ha segnato l’Italia e la nostra storia con la reinvenzione linguistica di vezzi, manie, tamarri politici e quotidiani, ben riassunti dall’Ivano O–famo-strano di Viaggi di nozze, che in accappatoio sul tetto dell’hotel di lusso di Firenze guarda lontano, tra i mille capolavori, e dice «Sto a individuà lo stadio».
Per brindare senza nostalgia al suo magnifico futuro alle spalle, Verdone torna l’11 gennaio con tanta Benedetta follia. L’abbiamo incontrato a casa sua, tra i quadri di Balla e Boccioni e anche di Yoko Ono, un’installazione con le parole di Imagine che «non sa quanto ho impiegato per convincerla a venderlo». Musica, sempre musica («in Benedetta follia faccio una deviazione dalla mia passione per il rock inglese e metto anche Battiato»). E quella magnifica ossessione per Roma, che si stende ai piedi della terrazza di Monteverde.
Nel nuovo film, scritto con l’innesco comix di Nicola Guaglianone e Menotti, autori de Lo chiamavano Jeeg Robot, Verdone si concede insolite follie visive, anche se dalla trama non si direbbe. Guglielmo è il proprietario di un negozio di alta moda per vescovi e cardinali, pio e monogamo, appena abbandonato dalla moglie Lidia (Lucrezia Lante della Rovere). A capirne la fragilità sarà una ragazza della periferia, Luna (Ilenia Pastorelli), precipitata lì in hot pants e ignoranza un po’ cafona. Per quanto possa sembrare strano avrà il posto di commessa e consolerà Guglielmo come una vera amica, e una figlia, ma soprattutto gli farà conoscere Lovit, l’App di incontri al buio più popolare.
Un film tutto al femminile anche con Maria Pia Calzone, Paola Minaccioni, Elisa Di Eusanio e Francesca Manzini. Per Carlo un ritorno a casa, perché il suo cinema ha sempre esaltato le protagoniste, e, appunto, un nuovo inizio «perché faccio cose mai osate prima». Un esempio? «Il mio alter ego di trent’anni più giovane mi ammonisce dallo specchio del bagno di un locale, mentre sono in piena confusione per una pasticca d’ecstasy. Nel riflesso, gli effetti speciali mi hanno riportato all’età in cui ancora correvo in moto e il giovane Guglielmo mi dice: “Guarda com’è diventata la tua vita, volevi spaccà er mondo e vendi clergyman ai preti”. A questo punto mi intrippo in un liberatorio balletto con preti e suore in latex e vagamente sadomaso».
(continua su Ciak di gennaio, in edicola)
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