DI MARCELLO GAROFALO
Stanchi dei tanti film con Supereroi irreprensibili e âpolitically correctâ alle prese con degli antagonisti sempre intenzionati a distruggere il Mondo? Se la vostra risposta è positiva, ecco il âSupereroeâ che fa per voi: si chiama Deadpool e, pur facente parte dell’ Universo Marvel, è senz’altro il più âbizarroâ e irriverente tra i suoi simili; il film a lui dedicato, appena uscito nelle sale di tutto il mondo, prodotto dalla 20th Century Fox e diretto da Tim Miller, ha ricevuto in America un divieto ai minori non accompagnati âper la presenza di violenza intensa, linguaggio forte, contenuto di tipo sessuale e nudità evidentiâ.
Interpretato da Ryan Reynolds, racconta la storia del mercenario Wade Wilson, un ex agente operativo delle Special Forces, che, dopo essere stato sottoposto a un terribile esperimento, a causa di un cancro diagnosticatogli, acquisisce un eccezionale potere, quello cosiddetto del Fattore Rigenerante e col viso coperto da una maschera e una tuta di latex indosso in stile Spiderman, abbraccia così una nuova identità. Mediante la capacità di guarire rapidamente e un pungente senso dell’umorismo, sensibile alle parolacce più colorite, Deadpool va a caccia dell’uomo che gli ha pressoché rovinato la vita e spesso ârompe il quarto muroâ, rivolgendosi direttamente al pubblico in sala.
Il film inanella un numero altissimo di riferimenti sessuali e di morti violente, con compiaciute sequenze âsplatterâ.
Ruolo-cameo per Stan Lee, come in molti film Marvel, che qui appare come âCerimoniereâ di uno Strip-Club.
Dato il successo riscontrato, la 20th Century Fox ha già annunciato la produzione di un sequel, confermando la partecipazione degli stessi sceneggiatori e dello stesso regista.
Lasciamo l’ultima parola allo stesso sboccato protagonista, che afferma: «So che ve lo state chiedendo: a chi ho dovuto solleticare le palle per fare un film tutto mio? » Holy Socks, per fortuna non c’è risposta.