“I MAGNIFICI SETTE” IN TRE DOMANDE

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Si chiude con un altro grande film americano quest’edizione della Mostra del Cinema di Venezia, gli ultimi a salire sul palco della sala conferenze sono stati Chris Pratt, Denzel Washington e il regista Antoine Fuqua, che presentano I Magnifici Sette, remake del classico di John Sturgers, riadattato senza il timore di trattare tematiche attuali, dall’idea di frontiera alla lotta al terrorismo.

La prima domanda parte proprio da questo:

Sia per come è composta la squadra, sia per le tematiche trattate, il film è molto più al passo con i tempi dell’originale. È poi possibile una lettura politica del messaggio?

Antoine Fuqua: ritengo che il nostro film sia rispetto a quello di Sturgers, sia rispetto a I Sette Samurai di Akira Kurosawa, a cui entrambi si ispirano, rispecchi molto di più il mondo di quell’epoca. Era il 1874 e nel far west, cioè nei luoghi di frontiera, c’erano neri, asiatici, messicani e indiani. E c’era sicuramente molta più uguaglianza rispetto al sud dell’America.
Per quanto riguarda invece il sottotesto politico voglio dire che il film è per me puro intrattenimento. Ma come Denzel mi ha insegnato la gente che va al cinema a vedere i film porta con se in sala la propria vita, e quindi le proprie interpretazioni. Va bene se qualcuno vuole leggerci un messaggio politico, ma per me il film voleva essere, lo ripeto, puro intrattenimento.

Com’è stato interpretare i personaggi?

Chris Pratt: ammetto che è stato molto più difficile relazionarsi con i cavalli che con dei dinosauri ricreati al pc. Quando stavo in groppa cercavo solo di non cadere. In più ho dovuto imparare a fare delle coreografie con le pistole, come il genere richiedeva, e anche dei trucchetti con le carte.

Denzel Washington: mi mancherà molto il mio cavallo. Ho accettato il ruolo perché mi piaceva l’idea di un nero vestito di nero con il cappello nero su un cavallo nero, nel far west. È il sogno di ogni ragazzino interpretare un personaggio del genere. Io poi da ragazzo non andavo mai al cinema, mio padre era un pastore e mi permetteva di vedere solo film di chiesa. Ma giovavo spesso ai cow-boy e agli indiani, e mi chiedevo io chi fossi dei due.

Il personaggio di Chris Pratt è molto coraggioso, quasi un eroe. Ma chi sono gli eroi oggi?

Il mio personaggio è molto più coraggioso di me lo è perché ha finalmente l’opportunità di chiedere redenzione, ci sono cose di cui si sente in colpa e partecipare a questa impresa è il suo modo per riscattarsi.
Per quanto riguarda gli eroi moderni penso che mio fratello, che è un ufficiale della polizia, sia uno di loro. Oggi credo che possiamo definire eroe chi si sacrifica per il suo Paese, o per una causa più grande.