“INFERNO”: TOM HANKS E RON HOWARD ALLA CONFERENZA STAMPA DI FIRENZE

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La Divina commedia di Dante Alighieri e i dipinti di Giorgio Vasari, lo spettro della sovrappopolazione mondiale, una nuova peste, una corsa contro il tempo per fermare uno sterminio di massa. Sono questi gli ingredienti del nuovo film di Ron Howard, Inferno, tratto dall’ultimo romanzo di Dan Brown e ambientato a Firenze, che sabato 8 ospiterà l’anteprima mondiale al Teatro dell’Opera, per la prima volta aperto al cinema.

Ma il regista, lo scrittore e i protagonisti – Tom Hanks, Felicity Jones, Omar Sy e Irrfan Khan – sono già nel capoluogo fiorentino, dove il trailer è stato proiettato sulle acque dell’Arno, vicino a Ponte Vecchio, e dove il 6 ottobre si è svolta la conferenza stampa. Proprio nello splendido salone dei Cinquecento, a Palazzo Vecchio, dove è ambientata una delle scene più spettacolari del film, che Warner distribuisce in Italia dal 13 ottobre. «Non potevo sperare in una città migliore di Firenze, che diventa uno dei protagonisti di questa storia, come già nel romanzo, per coniugare bellezza e mistero, due elementi fondamentali del film», ha detto Howard, mentre Brown ha aggiunto: «Mi piace ambientare i miei romanzi in luoghi enigmatici, capaci di appassionarmi. C’è sempre un diavolo folle dentro di me che ho voglia di affrontare imparando e scrivendo. Ho deciso di scrivere Inferno dopo aver letto una statistica che dimostra come la popolazione mondiale sia triplicata. Molti ambientalisti pensano che proprio da questo affollamento derivino tutti i problemi del nostro pianeta». Ecco perché il personaggio di Bertrand Zobrist, carismatico guru miliardario con molti seguaci, deciso a decimare gli abitanti della Terra per offrire nuove chance ai sopravvissuti, progetta una pandemia che nel giro di pochissimo tempo contagi il 95% della popolazione. «L’umanità è la malattia, l’inferno la cura», dice.

«La minaccia più terribile», ha detto Hanks, per la terza volta nei panni di Langdon dopo Il codice da Vinci e Angeli e demoni, ospite la prossima settimana della Festa di Roma, che gli ha dedicato una retrospettiva, «è da sempre l’ignoranza. In un periodo così difficile per l’umanità come quello che stiamo vivendo, è ancora più necessario che gli esseri umani si interroghino e facciano appello all’intelligenza. Oggi invece, in un mondo che sembra dominato dal caos e che abbiamo trasformato in un inferno di povertà, sfruttamento indiscriminato e schiavitù, si inseguono soluzioni semplicistiche a problemi assai complessi». Ad affascinare il regista è stato invece proprio il poema dantesco. «Ho scoperto quanto la Divina commedia sia visivamente potente, capace di fornirci un vocabolario per tutto il cinema horror realizzato finora. Il mio personale inferno? Non riuscire a realizzare appieno il potenziale di ogni minuto della mia vita». Per Brown l’inferno è «scrivere un romanzo senza riuscire a trovare un finale», mentre Hanks ha aggiunto: «Sono un uomo fortunato, ho avuto una vita onesta e pulita, ma ciascuno di noi può vivere un piccolo inferno quotidiano». E a proposito dei rpersonaggi che il cinema gli chiede di interpretare, Tom ha detto: «Non potrei mai fare il duro con questa faccia, questo naso, questa voce. Il ruolo di Langdon mi ha dato la possibilità di farvi credere di essere l’uomo più intelligente di tutti, quello che ha sempre la risposta per ogni enigma. E questa è proprio una grande soddisfazione».

L’unico mistero che resta da risolvere è quello relativo a due battute del film che sembrano scritte facendo riferimento a fatti precisi della nostra cronaca nera e politica. «In Italia non hai bisogno di dire che è tua nipote», dice la custode di Palazzo Vecchio al professor Langdon equivocando sulla presenza Sienna, interpretata dalla Jones. Qualche malizioso ha voluto leggerci tra le righe un’allusione a Berlusconi e Ruby, spacciata per nipote di Mubarak. E poi su una scena del crimine un po’ compromessa e pasticciata, il personaggio di Sims interpretato da Khan commenta: «Ho fatto lavori migliori, ma per gli italiani dovrebbe andar bene». Gli stessi maliziosi hanno pensato al controverso caso Amanda Knox. «Non avevamo in mente nulla di preciso» si affretta a rispondere Howard. Ma sarà vero?