“KAHBUM”: DUE ARTISTI, 90 MINUTI E UNA NUOVA CANZONE

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KahbumKahbum è veramente qualcosa di speciale, non solo in quanto è una web series (12 episodi previsti più diversi speciali) che parla di musica, e già questa è una scelta innovativa e originale, ma anche perché riesce a trasmettere questa sua idea artistica e culturale in una forma essenziale e perciò particolarmente efficace. Ogni episodio ha una struttura semplice e schematica, come un format: due musicisti entrano in una stanza, dove si trovano due comode poltroncine e i loro strumenti musicali, aprono la busta, leggono il titolo proposto e da quel momento hanno novanta minuti per costruirci intorno una canzone

Anche in questo caso, come nei migliori progetti artistici, la semplicità nasce dalla complessità di una serie d’elementi, tutti ugualmente importanti, che nella forma della serie trovano equilibrio e armonia. A partire, ovviamente, dagli artisti protagonisti, che sono tutti giovani, appartengono al mondo della musica indipendente, e portano nella serie una varietà di stili e di storie artistiche. L’anima di Kahbum è l’incontro fra queste diversità, in uno spirito che è l’esatto opposto del talent: non c’è gara e non c’è premio, ma collaborazione e condivisione, una creazione comune in un’atmosfera rilassata e giocosa, stimolata dalle frasi nella busta, veri piccoli capolavori che vanno dalla provocazione al puro nonsense (esempi: «Adotta un fascista», «Il cuore va nell’organico», «Sei come il glutine»).

KahbumQuella che finisce per rendere evidente il senso e la filosofia della serie è la regia di Ulisse Poggioni: la macchina da presa è, infatti, un elemento quasi invisibile, sempre discreto, che registra con pudore, senza enfasi ma con il giusto rispetto, l’atto della creazione, con il bianco e nero, che apre e chiude ogni puntata, con la funzione di accentuare questa idea/sensazione etica e poetica, anche perché finisce per contrapporsi ai frammenti a colori, una specie di backstage/relax dove i due artisti commentano a posteriori. Il sito della serie, oltre ad episodi e speciali, offre una la possibilità di scaricare tutte le canzoni, disponibili sui principali digital store e servizi streaming. Kahbum non presenta credit, ribadendo il concetto di creazione collettiva. La “firma” è, infatti, solo Necos, agenzia romana che ha lavorato e ragionato su come comunicare sul web. Ha ragionato molto e bene, perché questa prima produzione è già un frutto succoso e maturo.

INTERVISTA A ULISSE POGGIONI

KahbumTrentenne toscano, ormai romano d’adozione, si è laureato alla Sapienza in Arti e Scienze dello Spettacolo. È anche musicista e, col nome di Estuario ha pubblicato l’album Se esiste una terra. Nel 2009 ha fondato a Roma l’agenzia di comunicazione Necos con Nico Caforio, Daniele Confetto e Bruno Cristaldi. Ai quattro fondatori si è recentemente aggiunto Antonio Marzotto. Poggioni (direzione artistica e regia), Caforio (ufficio stampa, relazioni con i media), Confetto (set manager), Cristaldi (produzione) e Marzotto (redazione) hanno realizzato quest’anno la webseries Kahbum, premio Drive Production al Taormina Film Festival 2016.

Come si è sviluppato il percorso che da Necos vi ha portato fino alla produzione di Kahbum?

Necos è nato da un gruppo di amici, abbiamo tutti frequentato la Sapienza e tre di noi la stessa facoltà, anche se interessi e formazione sono in parte differenti: Bruno e Daniele, ad esempio, avevano già realizzato video prima di Kahbum, mentre il mio percorso è stato principalmente musicale. Per noi Necos ha rappresentato, oltre che un lavoro anche un’esperienza formativa, perché ci ha permesso di sperimentare sul campo diverse forme di comunicazione sul web, da una campagna Tim sui social a pillole video realizzate in Nepal da Daniele per una campagna con testimonial di Action Aid. Kahbum rappresenta la nostra prima produzione, la prima cosa in cui esprimiamo le nostre idee, grazie all’esperienza accumulata.

Perché avete scelto una web serie sulla musica?

In parte l’idea nasce dalla mia esperienza personale. Per un anno ho vissuto in Sudamerica, registrando i pezzi per un mini cd con musicisti che incontravo, seguendo un’idea di musica all’insegna della casualità e dell’incontro fra mondi creativi diversi. Per un periodo ho fatto parte anche di un gruppo punk hard core, genere che non era proprio adatto alla mia indole, però sono rimasto colpito dalla solidarietà di quel mondo, con gruppi che si scambiavano le date dei concerti qua e là per l’Italia, o che producevano il primo album di una band emergente. Ora, almeno in tv, la musica è quasi tutta legata al format del talent. Perché allora non seguire un altro percorso, cercando un modo alternativo di comunicarlo attraverso il web? Kahbum è nato da queste riflessioni: partire da un’idea di musica come collaborazione fra artisti, allontanandosi sia dal modello obsoleto del videoclip che da quello ormai inflazionato dei talent, per creare una produzione musicale di tipo nuovo, che utilizza il linguaggio del web.


Come scegliete e poi in che modo abbinate gli artisti che partecipano agli episodi?

KhabumSiamo partiti da una lista di nomi che ci sarebbe piaciuto avere a Kahbum. La scelta si basa essenzialmente sulla qualità e autenticità artistica, ci interessa la personalità degli artisti e non facciamo distinzione fra musicisti indie e non indie, famosi o ad inizio carriera. Anche per la formazione delle coppie non esiste un modello standard, proprio perché non vogliamo episodi fotocopia. Agli artisti non imponiamo nulla, ma cerchiamo sempre di assecondarli, per cui c’è chi propone di collaborare con qualcuno che già conosce e con cui ha lavorato, chi all’opposto si sente più stimolato a trovarsi di fronte un artista che non ha mai incontrato, ma lo incuriosisce. Devo dire che a tutti quelli che hanno partecipato è piaciuta l’idea della serie e la formula del gioco.

Bisogna andare nel sito per conoscere i ruoli tecnici di ognuno di voi. Perché la firma è unicamente quella della vostra società?

Necos è una struttura totalmente orizzontale ed ogni progetto è discusso fra noi cinque soci in ogni dettaglio. Per cui, certo, ognuno di noi ha un ruolo specifico nella realizzazione, per esempio sui titoli lavoriamo soprattutto Antonio ed io. Però ogni decisione è comune, così come ogni scelta importante. Come trovare il posto giusto dove girare. Abbiamo cercato a lungo e finalmente abbiamo trovato questa villa vicino a Labaro. Perché per la serie la bellezza del luogo è importante, se vuoi creare un’atmosfera di grande tranquillità e serenità.

Che futuro immaginate per Kahbum? Vi piacerebbe che approdasse su qualche rete televisiva? E, dopo questa prima web series, avete altri progetti?

Di progetti ne abbiamo veramente tanti e lo stesso Kahbum potrebbe avere declinazioni differenti da questa, generando altri progetti paralleli. Non rifiutiamo a priori altre ipotesi, però abbiamo una nostra filosofia aziendale, una nostra idea sui contenuti che vogliamo trasmettere e su come trasmetterli, che abbina leggerezza e indipendenza. Vorremmo essere noi a crescere come azienda, mantenendo sia le nostre idee che la nostra indipendenza.