“LA CRESTA DELL’ONDA”: UNA NUOVA E ORIGINALE WEB SERIE

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DI STEFANO LUSARDI

La cresta dell’onda, opera prima di Adriano Roncari e Ruggero Melis, è una Web Serie brillante, originale e intelligente che racconta l’intera società dello spettacolo, come macchina implacabile che tritura talenti. E in più l’intervista ai due giovani sceneggiatori!

La cresta dell'ondaLa loro storia si riassume nel prologo della serie (4 episodi intorno ai 10 minuti l’uno) con la simbolica caduta socio-economica dalla splendente Ferrari alla Panda di terza mano e il ricordo malinconico di «quando eravamo come dei ». Paolo Casella (Claudio Batta) ed Enzo Sprafico (Rocco Ciarmoli) sono due comici con un grande avvenire dietro le spalle, finiti nel dimenticatoio dopo aver trionfato in palcoscenico e in tv. Enzo cerca di sopravvivere ed è eternamente depresso, Paolo ha chiuso con la comicità e si è messo a vendere sanitari. La cresta dell’onda racconta il loro sogno di ritrovare il successo, che sistematicamente si trasforma in amara illusione, fra talent cinici e demenziali (Gli anni d’oro gioco ad eliminazione fra dimenticati), ingaggi avvilenti (Enzo demolito da un’orda di bambini ad una festa di compleanno, Paolo che approda ad un programma tv nelle vesti di una nutria baffuta), soprassalti di incompresa dignità artistica (il mago “politico”, un Amleto teatrale), mentre un altro dimenticato rinasce diventando addirittura direttore di rete tv, a conferma della futilità e della casualità che regolano la logica del successo.

La cresta dell’onda è l’opera prima di due giovani sceneggiatori (Adriano Roncari e Ruggero Melis, anche regista della serie), che cresce in qualità e profondità puntata dopo puntata (tanto che dispiace questa fine repentina), e brilla per originalità, vitalità, intelligenza. La forza della serie, che ha vinto il premio del pubblico al Roma Web Fest, deriva in buona parte da quello che sta “dietro” la serie e che la rende affascinante, cioè il rapporto inter-generazionale fra il corpo e la storia dei due attori protagonisti e lo sguardo dei due giovani autori. Cluadio Batta e Rocco Ciarmoli, che, è giusto sottolinearlo, hanno lavorato gratuitamente al progetto, non portano in dote soltanto la loro storia personale – il successo di Zelig, la ricerca attuale di nuove strade creative, dal palcoscenico alla narrativa – e la loro brillante arte della commedia ma, accettando di interpretare due clown patetici e sconfitti, danno ulteriore forza alla prospettiva narrativa e allo sguardo lucido e impietoso di Roncari e Melis.

Perché La cresta dell’onda non è solo una serie divertente, che del comico mette in scena ogni tipologia (senza dimenticare «la volgarità che incombe su di noi »), ma è soprattutto una storia al contempo tenera (la nostalgia verso una “purezza comica” perduta, speculare all’infanzia) e crudele perché racconta la televisione, l’intera società dello spettacolo, come macchina implacabile che tritura talenti, entità orwelliana che tende scientemente ad un livellamento verso il basso e ad un ricambio continuo di volti, tutti fra loro simili e intercambiabili, decretando la scomparsa nel limbo di chi cerca originalità. Così tutto – idee, tormentoni, attori, citazioni – diventa metafora del mondo in cui viviamo, osservato con lo sguardo rivelatore del comico.

Per guardare su YouTube i 4 episodi di La cresta dell’onda clicca

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INTERVISTA A RUGGERO MELIS E ADRIANO RONCARI

Ruggero Melis (26), dopo il liceo si è iscritto, per un breve periodo, a Filosofia. Adriano Roncari (24 anni) ha frequentato il corso di regia teatrale all’Accademia Nazionale del Comico, lavorando come autore e attore in teatro e al cabaret. Si sono conosciuti alla Scuola Civica di Cinema di Milano, dove hanno entrambi frequentato il corso di sceneggiatura, diplomandosi nel luglio scorso. Nel progetto La cresta dell’onda, loro web serie di debutto di cui sono entrambi autori, e Melis anche regista, hanno coinvolto altri studenti della scuola: Simone Poggesi (effetti grafici), Diego Amante (aiuto regia), Daniele Fagone (assistente alla regia), Fulvio Lombardi ed Elena Melloncelli (elettricisti/assistenti alla fotografia/operatori). Attualmente Roncari e Melis, oltre a cercare di entrare nel mondo lavoro, si stanno occupando di diversi progetti, compresi una serie tv e un lungometraggio.

La cresta dell'ondaCome siete arrivati all’idea di scrivere insieme e in che modo, rispetto a formazione e gusti cinematografici, vi completate a vicenda?

Ruggero: A lavorare in squadra ci ha abituato la Scuola Civica, perché dopo una prima fase teorica con lezioni frontali, si comincia a lavorare in gruppi da quattro su diversi modelli professionali, da un programma per la televisione al lungometraggio per il cinema.

Adriano: La diversità è di percorso e anche di gusto. Ruggero, prima di entrare alla Civica, conosceva già il cinema e la sua storia, mentre io sono arrivato alla scuola da spettatore, con la voglia di colmare le mie lacune.

Ruggero: Potremmo dire che c’è stato uno scambio di carattere culturale: io gli ho fatto vedere commedie del passato tipo I soliti ignoti, mentre Adriano mi ha trasmesso il suo amore per le commedie più popolari, cinepanettoni compresi. Comunque, la cosa importante è che ci siamo ritrovati sul modo di fare commedia. E siamo partiti da lì.

Il progetto di La cresta dell’onda è nato con la collaborazione della scuola?

Ruggero:Â È nato dentro la scuola, ma non per la scuola. Nel senso che il progetto ha coinvolto sia diversi studenti, che persone adulte che hanno assistito agli incontri di presentazione in fase di pre-produzione e hanno deciso di darci una mano per passione. E tutti si sono spesi al massimo. Michele Pasini, ad esempio, non è stato solo il nostro produttore, ma si è occupato della troupe e ha tenuto i rapporti con gli attori, mentre Giorgia Pasolli ha lavorato con me al montaggio del pilota, ma poi ha scelto in piena autonomia cosa tenere e cosa tagliare degli altri episodi. E appartiene alla scuola anche la nostra “musa ispiratrice”, ovvero il professore di sceneggiatura Franco Fraternale, che da sotto l’ombrellone ci mandava messaggi di incoraggiamento o di feroce critica su quello che stavamo scrivendo.

Adriano: Tutto è nato il secondo anno, quando dovevamo produrre una finta diretta per un format tv e ci serviva un presentatore. Così mi è venuta l’idea di chiamare Claudio Batta, che conoscevo grazie alla mia breve esperienza cabarettistica, prima di rendermi conto che non ero propriamente adatto al palco, ma mi riusciva meglio scrivere. L’idea è nata parlando con lui, sentendo le sue storie, ma abbiamo girato tutto in 25 giorni scaglionati nell’arco di quattro mesi, senza dire niente a nessuno. Solo dopo la scuola ci ha sostenuto e sponsorizzato.

La cresta dell'ondaAvete scritto già pensando a Claudio Batta e Rocco Ciarmoli come protagonisti?

Ruggero: Il progetto è stato sviluppato con Claudio e il suo collega Diego Parasole, anche lui ex di Zelig, ma per impegni di lavoro Diego ha dovuto defilarsi proprio all’ultimo momento. Claudio ha suggerito di provare a contattare Rocco Ciarmoli, anche lui suo amico, e Rocco ha accettato subito e, anche se eravamo a ridosso delle riprese, si è presentato sul set preparatissimo. Non ha avuto alcun problema a mettersi in gioco e a farsi “strapazzare” da una coppia di autori in erba, tipo ritrovarsi appeso legato come un salame ad un albero nel cortile della casa di Adriano.

Adriano: Diciamo che, nel rapporto fra scrittura e recitazione, è stato un lavoro ad incastro e assemblaggio. Molte delle idee, poi rielaborate in sceneggiatura, vengono dalle esperienze dirette di Claudio e Diego, ma sul set non c’è stata improvvisazione, la sceneggiatura è stata sempre rispettata, con Claudio e Rocco che hanno utilizzato le loro maschere per interpretarla.

Siete entrambi autori, ma Ruggero firma anche la regia. È stata una decisione difficile e cosa ha significato caricarsi di questo ulteriore impegno?

Ruggero: È stata una decisione naturale. Noi ci siamo concentrati sulla scrittura, continuando per tre mesi a correggere e limare, finché, quando è venuto il momento di iniziare a girare, ci siamo accorti che la storia è talmente definita in tutte le sue componenti, compresa quella visiva, che non avrebbe avuto senso affidare la regia a qualcuno di esterno, che non era coinvolto nel progetto quanto noi. Così mi sono costruito un piano di regia ragionato sulla resa visiva di quello che avevamo scritto, affidandomi dal punto di vista tecnico alle conoscenze dei nostri collaboratori e scegliendo una forma molto precisa: camera a meno, movimenti un po’ sporchi, fotografia stilizzata.

Com’è stato a livello produttivo passare dalla scrittura all’azione sul set, dovendo immagino fare i conti con la rigidità del low budget?

Adriano: L’autoproduzione ci ha costretto anche a sopprimere per ragione di costi un paio di puntate già scritte, ma anche a non sprecare nulla: quello che c’è negli episodi è ciò che abbiamo girato. È stata un’esperienza interessante, che ci ha insegnato diverse cose. Ad esempio abbiamo scoperto che girare in provincia non solo costa meno, ma aumenta la curiosità, la partecipazione e la disponibilità delle persone. Quando siamo andati a Caronno Pertusella in provincia di Varese, per loro era come se fosse sbarcato per la prima volta il cinema e il gentile sindaco di Solaro non ha avuto alcun problema a concederci gratuitamente l’allacciamento alla luce per un’intera nottata. Perfino i miei genitori, che si sono ritrovati un fallo rosa dipinto sul soffitto di una stanza, quando gli ho venduto l’improbabile idea che era un esempio di pop art, hanno finto di crederci.

Vedendo le quattro puntate si intuisce che avreste altre storie di Paolo ed Enzo da raccontare. Ci sarà perciò una stagione due?

Ruggero: Ne abbiamo parlato, ma solo per scherzare fra noi. Abbiamo avuto una distribuzione sul Web grazie all’agenzia Ridens, la stessa che segue gli impegni teatrali di Rocco, al Roma Web Fest l’accoglienza è stata positiva, tutte le persone che hanno lavorato alla serie l’hanno amata e si sono divertite. Ora, però, c’è stata una specie di diaspora: la scuola è finita e tutti, compresi noi, spediscono curriculum e provano ad entrare nel mondo del lavoro.

Adriano: Di progetti insieme comunque ne abbaiamo diversi. Stiamo lavorando ad una commedia per il grande schermo e anche al progetto di trasformare La cresta dell’onda in una vera sitcom all’americana, rispettando però la variante della web serie: non una mono-location, ma set differenti, per darle aria, farla uscire nel mondo.