“Logan Lucky”, il ritorno di Steven Soderbergh

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Steven Soderbergh è tornato, più elettrizzante, sapientemente prolisso e cinematografico che mai. Smentendo di fatto (e per fortuna) un suo addio alle scene, il regista di Sesso, Bugie e Videotape, dopo l’ottima parentesi televisiva – prima con Behind the Candelabra, film TV datato 2013, e la serie HBO The Knick –, torna ai fasti dei primi anni 2000, auto-omaggiandosi – e facendo divertire il pubblico – con il tamburellante Logan Lucky, presentato alla Festa del Cinema di Roma. Il film prende il canovaccio narrativo di Ocean’s Eleven e seguiti, trasformando però l’eleganza scanzonata che era di George Clooney & Co. in tute da lavoro, jeans sdruciti e hot pants.  Cosciente che gli States di oggi sono ben diversi da quelli di inizio Millennio. E poi la location: se prima il caveau preso di mira era quello di un casinò di Las Vegas, adesso ci troviamo nei sotterrai della Charlotte Motor Speedway, nella Carolina del Nord, dove, al rumore delle fiches lanciate sui tavoli verdi si sostituisce il suono dei pop-corn appena sfornati. Pronti per essere costosamente venduti a migliaia di appassionati che, ogni anno, il giorno del Memorial Day, si riuniscono nell’immenso circuito per la storica corsa della Coca-Cola 600.

Ma facciamo un passo indietro. I protagonisti della storia, sceneggiata da una ”certa” Rebecca Blunt – che probabilmente non esiste e, forse, è solo uno degli pseudonimi di Soderbergh stesso –, sono i fratelli Logan; Jimmy, padre divorziato ed ex campione scolastico, Clyde, proprietario di un bar e veterano di Guerra (tornato senza un braccio), e Mellie, parrucchiera con la passione per l’acceleratore. Decisi di sfatare la maledizione che aleggia sulla loro famiglia di eterni loosers, tentano il colpo della vita: svuotare il deposito, pieno zeppo di dollari, del Charlotte Motor Speedway. Per farlo, chiedono aiuto al maestro delle esplosioni, il folle Joe Bang.

La forza di Logan Lucky, oltre a fornire eccellente intrattenimento, sta anche e soprattutto nel cast. Soderbergh, infatti, richiama alcuni dei suoi fedelissimi, cucendo loro addosso delle parti perfette: Channing Tatum, Adam Driver, Riley Keough ed un eclettico e spassosissimo Daniel Craig, danno vita ad un riff di southern rock dal ritmo eccelso, mai fuori tempo, in grado di eccitare in uno stile capace di fondere il più ”sporco” del folk alla più alta musica classica. Perché Soderbergh sa che gli ingredienti per far felice il pubblico sono pochi ma essenziali: una bella storia e un gruppo di personaggi memorabili dal cuore d’oro. E, proprio come un whiskey di frontiera, Logan Lucky è cinema rye, duro, sprezzante e purissimo. Da bere tutto d’un fiato.

Damiano Panattoni

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