ROMAFF10: ”HURRICANE 3D”, TUTTA LA RABBIA DELLA NATURA

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Il viaggio dell’uragano raccontato nel 3D di Hurricane, spaventoso e affascinante documentario diretto da Andy Byatt e musicato da Yann Tiersen

Hurricane 3DUn viaggio che tocca mezzo mondo, tra cielo, sabbia, mare e fuoco. Con quello sguardo che alterna il divino al terreno, mortale, fragile, indifeso. Tutto legato dalla forza distruttiva e quasi purificante di Madre Natura. Parliamo dell’impressionante documentario Hurricane 3D, diretto da Andy Byatt (già autore di altri due apprezzati doc: Profondo Blu e Earth), prodotto da Jacqueline Farmer e impreziosito dall’ottima fotografia di Cyril Blasband e dalle sempre coinvolgenti musiche di Yann Tiersen. Presentato alla Festa del Cinema di Roma, il documentario in questione, con il significativo titolo originale di Ouragan, l’Odyssée d’un Vent è, infatti, per l’appunto un’odissea che, partendo dal Senegal e dalle coste africane, attraversa tutto l’Oceano Atlantico, giungendo poi negli Stati Uniti. Un percorso tracciato dal maestoso, spaventoso, devastante uragano, che non si ferma davanti a nulla, investendo l’uomo, la civiltà, gli esseri indifesi e gli animali, lasciandosi dietro orrore e ombre spettrali.

Hurricane 3DDunque, come ci fa capire Hurricane, con un buon 3D che immerge lo spettatore nella morsa dell’uragano, la Natura sembra sfidare sé stessa, annientandosi, per poi rasserenarsi ancora, in un ciclo incostante e infinito. È certamente un documentario, anche se narrato con una tecnica che vuol essere cinematografica, dall’uso delle musiche all’impianto narrativo, fino all’alternanza, riuscita, di diversi punti di vista. C’è quello spaziale, direttamente dai satelliti NASA, che osservano silenti il fluire apparentemente morbido dell’uragano; c’è quello degli animali, così incoscienti e sperduti, ma anche istintivamente impauriti, in una lotta alla sopravvivenza che stringe lo stomaco. E, naturalmente, c’è quello umano, disarmato e consapevole della sua debolezza. Perché Hurricane 3D prepara, stupisce e impaurisce il pubblico, portandolo ad essere fruitore di uno ”spettacolo” che inghiotte la luce per risputare oscurità, dove nessuno è al sicuro, dove nessuno, tranne il cielo, può scrivere la parola fine ad un racconto fatto di vento, di acqua e di morte.

Damiano Panattoni