SCAMARCIO E IL SUO PERICLE: «CANNES CI RIPAGA DEI RISCHI »

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Tra i film italiani presentati nelle varie sezioni dell’imminente Festival di Cannes, da La pazza gioia di Paolo Virzì a Fiore di Claudio Giovannesi, l’unico titolo in concorso in Un Certain Regard, è Pericle il nero di Stefano Mordini. La pellicola, liberamente ispirata dall’omonimo romanzo di Giuseppe Ferrandino, vede protagonista Percicle Scalzone (Riccardo Scamarcio), detto il nero, giovane uomo senza affetti al servizio di Don Luigi, boss della camorra emigrato in Belgio anni prima. Dopo un grave errore commesso durante uno dei lavori commissionati dal camorrista, Pericle, è costretto a fuggire in Francia dove scopre una vita che non immaginava esistere grazie all’incontro con Anastasia (Marina Foïs). «Con Riccardo volevamo lavorare da tempo insieme. Mi ha dato una copia del libro e mi ha detto che era il progetto giusto», racconta il regista in conferenza stampa, «Abbiamo spostato l’ambientazione lontano da Napoli perché sentivo che se avessimo girato lì avremmo dovuto approfondire un contesto che non conoscevo, cosa che invece in Belgio e in Francia veniva azzerata». Un progetto che ha avuto una lunga gestazione e che ha visto il protagonista vestire anche i panni del produttore, insieme a Valeria Golino e Viola Prestieri. «La parte produttiva è stata la più difficile anche se seguire Pericle fin dall’inizio mi ha dato modo di lavorare sul personaggio per due anni. L’ho metabolizzato seguendo le fasi di scrittura, discutendo con loro su ogni dettaglio».

Stefano Mordini, dopo aver portato sul grande schermo Acciaio, adattamento cinematografico del romanzo di Silvia Avallone, torna a cimentarsi con un’opera letteraria, sorretto nella fase di scrittura da Francesca Marciano – «Abbiamo diviso il film in tre parti. Una prima prettamente noir, che si apre, in quella centrale, all’intimità, con un finale che riprende l’inizio in chiave più drammatica» – e Valia Santella – «Isolare i personaggi nel contesto straniero, oltre a renderli più iconici e teatrali, ci ha permesso di entrare nel vero tema del film: la solitudine» – raccontando la storia di un uomo solo, orfano, senza appartenenze di alcun tipo, inserito in un quadro criminale – «Volevo prendere le distanze dalla violenza raccontata in forma di eroismo, mostrandone, invece, la miseria» – che per anni ha rappresentato la sua unica famiglia. Un personaggio intenso, animalesco, ricco di ombre ma, al tempo stesso puro, e che ha il volto di Riccardo Scamarcio. «Il film è incentrato sul divagare di Pericle, una sorta di adolescente candido. Il suo paradosso è quello che mi ha colpito della scrittura di Ferrandino. È visto come un reietto agli occhi di tutti. Poi, invece, si scoprono il suo pensiero e la sua sensibilità», racconta l’attore, «Ho voluto interpretarlo proprio per andare al di là del moralismo imposto dall’alto. Non a caso si impara ad amarlo andando oltre la sua immagine sgradevole».

La pellicola, in concorso nella sezione Un Certain Regard – «Per me è stato come vincere la Coppa del Mondo» ironizza l’attore «Ripaga di tutte le fatiche e dei rischi» – è una co-produzione tra Italia, Belgio e Francia che vede la partecipazione dell’attrice Marina Foïs nel ruolo della “donna salvifica”, Anastasia, – «Non ho bisogno di riconoscermi nei ruoli per interpretarli, anzi, mi piace il contrario. Non sono interessata ad avere tutte le risposte e mi piaceva molto il mistero di questa donna» – personaggio fondamentale nel percorso umano del protagonista. Ma Pericle il nero si avvale anche della presenza, a livello produttivo, dei fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne«Ci hanno protetti dall’alto ma non da vicino» – come racconta Riccardo Scamarcio in conferenza stampa: «C’è stata un’adesione al valore artistico e creativo del film. Hanno capito la sua valenza autoriale, dandoci anche degli spunti di riflessione dopo aver letto la sceneggiatura».

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