7 donne e un mistero, l’intervista a Luisa Ranieri

In 7 donne e un mistero, di Alessandro Genovesi, Luisa Ranieri è tra le sospettate di un omicidio. Segreti, bugie e colpi di scena in una commedia nera tutta al femminile

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Il misterioso omicidio di un imprenditore nella sua agiata dimora, alla vigilia di Natale. Un concitato gruppo di donne che, bloccate da una tempesta di neve e tutte sospettate del misfatto, restano insieme per tentare di fare luce sull’accaduto, buttando fango l’una sull’altra. Alessandro Genovesi riunisce un ricchissimo cast al femminile, composto da Margherita Buy, Diana Del Bufalo, Luisa Ranieri, Micaela Ramazzotti, Sabrina Impacciatore, Benedetta Porcaroli e Ornella Vanoni per 7 donne e un mistero commedia nera remake del film musicale di François Ozon (dove le donne erano otto) a sua volta tratto dalla pièce teatrale di Robert Thomas.

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Ambientato alla fine degli anni Trenta, sarà distribuito al cinema da Warner il 25 dicembre. Già nelle sale e su Netflix con È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino, la Ranieri è dunque una delle grandi signore di questo giallo natalizio che scava nelle dinamiche di parenti serpenti e affida all’attrice napoletana il ruolo che nel film di Ozon era di Emmanuelle Béart.

L’abbiamo incontrata.

Chi è esattamente il tuo personaggio?

Luisa, la cameriera, estranea alla famiglia, arrivata nella casa grazie all’ingegner Giannutri, socio del morto, allarmando le figlie dell’imprenditore con la sua avvenenza fisica. È una domestica perfetta, impeccabile. Forse prima era una signora, con un passato glorioso, per questo lavora con molto stile e dignità. Ed è la più pratica di tutte, offrendo preziose chiavi di lettura degli eventi. Ogni personaggio ha un segreto inconfessabile, che fa emergere conflitti mai esplorati.

Quanto è diverso il film di Genovesi da quello di Ozon?

Quando fai una commedia devi necessariamente avere la tua cultura come riferimento. Cambiano alcune cose, tra cui il modo in cui parliamo, quello che diciamo. Nel film di Ozon la recitazione era molto teatrale e ogni personaggio si presentava con una canzone e un balletto, mentre noi abbiamo scelto una cifra più naturalistica e rinunciato alle canzoni, che ci avrebbero portato da un’altra parte, sopra le righe. Anche se un momento di canto e ballo lo abbiamo, ma è corale.

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Ambientare la storia negli anni Trenta significa anche indossare costumi magnifici.

Sì, realizzati da Francesca Sartori. Ognuna di noi è portatrice di un colore diverso, io indosso un blu forte, eccentrico. E anche la scenografia è meravigliosa: la casa dove tutto si svolge doveva essere capace di recitare con noi.

Raccontare la famiglia è sempre una grande occasione per riflettere su un’intera società.

I primi conflitti avvengono proprio all’interno della famiglia, con dinamiche umane interessanti e universali. Ciò che non ci si dice è importante quanto le parole. La nostra storia del cinema ha avuto grandi maestri che hanno riflettuto su questi temi e 7 donne e un mistero si inserisce in questa tradizione.

Una commedia nera davvero al femminile.

È stata una grande idea mettere a confronto tante attrici di diverse generazioni, che sono una vera forza della natura. Ci siamo divertite moltissimo e non è stato necessario rivedere il film di Ozon perché la nostra sceneggiatura era già molto precisa e divertente.

Pensi che oggi ci sia una maggiore attenzione ai ruoli femminili?

C’è ancora tanto da fare, ma siamo nel bel mezzo di un percorso di crescita. Un film come questo qualche anno fa non si sarebbe potuto fare, ci sarebbero stati troppi dubbi sull’assenza di un protagonista maschile. Le cose stanno cambiando però, il mercato si è allargato, si sono rotti gli equilibri del nostro precedente sistema. Quando ero più giovane ho fatto molta fatica, ho dovuto mortificarmi, essere meno prorompente, mentre oggi in tv posso essere Lolita Lobosco, che indaga con tacco 12 e camicie di seta, fuori dagli schemi, senza malizia e con grande successo di pubblico.

Sei un’attrice che piace molto alle donne.

Ne sono davvero onorata, anche se non so cosa abbia creato questo forte legame di empatia. Anzi, essendo sposata con un uomo molto amato dalle donne mi aspettavo di essere detestata, e invece… Sono cresciuta in una famiglia di donne e nutro una solidarietà forte per l’universo femminile.

Cosa ti sta a cuore insegnare alle tue figlie?

Le mie figlie sono avvantaggiate, hanno già capito che nessuno va etichettato o giudicato. Emma, la più grande, non fa grandi domande perché sa che ognuno è quello che decide di essere. Oggi la scuola dovrebbe aiutare i ragazzi a diventare cittadini del nostro tempo e di domani, come insegna anche il bellissimo libro di Maria Scoglio sulla democrazia spiegata ai bambini.

C’è anche un progetto di animazione, Food Wizards, che ti vede coinvolta.

Insieme a Sara Farnetti ho prodotto con la Mad Entertainment un progetto di animazione sulla corretta nutrizione. Mi sono resa conto infatti all’inizio della mia esperienza di madre che ci sono grandi falsi miti sull’alimentazione infantile. È stato un lavoro lungo e faticoso, ma saremo finalmente su Rai Yoyo nell’ottobre del 2022.