A Classic Horror Story, i registi De Feo e Strippoli: “Giochiamo con l’ilarità del folklore”

Il film horror italiano targato Netflix è disponibile sulla piattaforma a partire dal 14 luglio

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Sul set di "A Classic Horror Story"

È disponibile finalmente su Netflix A Classic Horror Story’, il film diretto da Roberto De Feo e Paolo Strippoli, da loro scritto insieme a Lucio Besana, Milo Tissone, David Bellini, presentato in anteprima al Taormina Film Fest 67.

“Una classica storia dell’orrore” che tanto classica alla fine non è, concepita come un vero e proprio omaggio alla tradizione del genere horror che però, partendo da riferimenti classici, arriva a creare qualcosa di completamente nuovo.

Nel cast del film, ambientato in Calabria ma girato interamente in Puglia e a Roma per 5 settimane di riprese, troviamo Matilda Lutz, Francesco Russo, Peppino Mazzotta, Yulia Sobol, Will Merrick, Alida Baldari Calabria e Cristina Donadio.

Un’idea concepita diversi anni fa” –  spiegano De Feo e Strippoli in conferenza stampa al Taormina Film Fest (dove il film è stato accolto da un caloroso e lungo applauso al termine della proiezione) – “che grazie al totale supporto di Netflix è riuscita finalmente a vedere luce. Il nostro intento era quello di partire dai classici horror che tanto amiamo e con i quali siamo cresciuti, ma far sì che il film percorresse una strada propria, fino a prendere in giro lo spettatore“.

Tanti, effettivamente, gli omaggi ai classici horror americani degli anni ’70, ’80 e ’90, da La Casa di Sam Raimi a Non aprite quella porta di Tobe Hooper, fino al meta-cinema degli Anni ’90: Scream di Wes Craven e So cosa hai fatto di Jim Gillespie.

La predisposizione a prendersi beffa del pubblico, sfruttando i cliché del genere horror, non è cosa nuova (pensiamo a quanto fatto nel 2011 da Quella casa nel boscoo dal più recente “Auguri per la tua morte”), ma per la prima volta, a farlo (e anche bene) siamo noi italiani, sfruttando due elementi chiave: l’internazionalità del prodotto unita al folklore nostrano. Folklore che in “A classic horror story” gioca un ruolo fondamentale, racchiuso nel mito di una leggenda, quella di Osso, mastrosso, carcagnosso, che ci limiteremo solo a citare per evitare spoiler di alcun tipo.

“Netflix ci chiese di introdurre il folklore italiano e a quel punto abbiamo deciso di inserire quella leggenda. Possiamo dire di aver trasformato Osso, mastrosso e cargagnosso in una sorta di versioni alternative di Jason Voorhees, Michael Myers e Leatherface, i cattivi per antonomasia dell’horror”.

Il film, sottolineano i due registi, “è anche un’accusa alla pornografia del dolore e alla spettacolarizzazione della morte che viviamo ogni giorno su internet e tv, che paradossalmente è diventato uno dei contenuti originali più richiesti”. La quintupla sinergia in fase di sceneggiatura, tra le altre cose, non ha portato a galla alcun tipo di problema, anzi ha “favorito la compattezza nel colmare ognuno i vuoti dell’altro, fino a raggiungere una visione globale del film”.