American Night, la vibrante fotografia pop di un film d’azione

Intervista a Ben Nott, creativo direttore della fotografia di American Night

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Jonathan Rhys Meyers and Emile Hirsch

American Night, opera prima di Alessio Della Valle, in uscita nelle sale il 19 maggio con 01 Distribution, è composto da un cast tecnico e artistico di grande rilievo. Jonathan Rhys Meyers, Emile Hirsch, Paz Vega e Fortunato Cerlino sono gli interpreti di un racconto pop che si muove tra noir, action e arte. 

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I premi Oscar Marco Beltrami (Quel treno per Yuma, 2007, e The Hurt Locker, 2008) e Zach Staenberg (Matrix, 1999) hanno rispettivamente curato le musiche e il montaggio di American Night. A loro si è unita la fantasia creativa di un direttore della fotografia di grande esperienza, la cui visione offre un racconto per immagini in grado di unire le diverse anime del film: Ben Nott.

Già direttore della fotografia di lungometraggi come La vedova Winchester (2018) e Saw: Legacy (2017), per questo film Nott ha potuto realizzare un’opportunità unica. Intervistato da CIAK ha raccontato come si crea la fotografia di un film che mescola arte, action e noir.

Questo film combina azione e arte in ogni sua forma. Come ha lavorato per tenere insieme questi due generi?

Come direttori della fotografia lavoriamo insieme al regista per realizzare la sua visione. Nel caso di American Night questa collaborazione è stata una grande sinergia. Insieme alla scenografa Francesca Fezzi, che ha gettato le fondamenta visive con il suo fantastico art design, abbiamo cercato di creare un mondo che fosse allo stesso tempo oscuro e misterioso, utilizzando un approccio chiaroscurale tra luce e ombra punteggiato da schizzi di colore. In parte siamo stati ispirati dall’opera d’arte che sta al centro della narrazione: la ‘Marilyn Rosa’ di Andy Warhol. Su questa base, utilizzata come road map, siamo stati in grado di realizzare il viaggio cinematografico di American Night: un pezzo visivo di splendida fattura“.

In American Night possiamo vedere un grande uso dei colori e luci, come ha lavorato sui colori e come ha utilizzato le luci? A cosa si è ispirato?

Non capita spesso che ci venga offerta l’opportunità di utilizzare le estremità dello spettro dei colori primari come sfumatura dominante sulla tela visiva. American Night è stata questa una di queste opportunità e l’abbiamo applicata a larghe pennellate. In tal modo, siamo stati attenti ad assicurarci che queste immagini fossero ancorate dalla presenza di neri profondi come l’inchiostro e macchie di bianco incontaminato, in modo che i colori fossero affermassero forti contrasti, senza affaticare gli occhi o diminuirne l’effetto”.

In questo film ci sono molte installazioni artistiche, come le ha usate? Come ha combinato i personaggi, opere d’arte e narrazione?

La sceneggiatura del regista Alessio Della Valle è ambientata nel mondo dell’arte sotterranea di New York City, quindi naturalmente la direzione artistica è costellata di opere d’arte. Alessio è lui stesso un artista affermato e ha acquistato di suo molte delle bellissime opere che sono sulle pareti del set. Quindi, naturalmente, la stretta associazione tra la narrazione, i personaggi e le opere d’arte era predeterminata in questo caso“.

Qual è l’aspetto più interessante del film secondo lei?

Ho assolutamente adorato la scena d’amore tra i due protagonisti (Jonathan Rhys Meyers e Paz Vega). Alessio l’ha scritto come un flashback e l’abbiamo girata su un set costruito come l’atelier di un artista al lavoro. Il sole filtrava attraverso le grandi finestre del loft di New York mentre la coppia faceva l’amore su un lenzuolo circondato da molte tele e accessori per la pittura. Alessio ha utilizzato la vernice primaria nella scena. Mentre i due facevano l’amore, versavano rossi, gialli, blu e verdi primari l’uno sull’altro, man mano i colori si mescolavano tutti insieme e si trasformavano dai loro vibranti inizi primari in un grigio / marrone. In un certo senso questo rifletteva la loro relazione: che una volta era pura e vibrante, ma poi si è inasprita ed è diventata grigia“.

Lei è stato spesso impegnato in film horror, in che modo la cinematografia crea tensione e bellezza in un film?

Mi piacerebbe pensare che il mio lavoro si estende a tutti i generi. Il kit di strumenti del direttore della fotografia include l’illuminazione, le lenti, la composizione, la scelta del supporto di registrazione (pellicola/digitale), il tipo/la tempistica del movimento della telecamera e l’uso della messa a fuoco e della profondità di campo. Il nostro lavoro come cineasti è leggere e interpretare la sceneggiatura e quindi applicare questi strumenti in funzione della narrazione per provocare una risposta emotiva appropriata dal pubblico. Questi strumenti non vengono applicati isolatamente… contribuiscono tutti a quella che diventa un’impronta visiva unica per ogni film. La nostra sfida è rappresentare i nostri talenti solo quando la sceneggiatura lo richiede e non solo per il gusto di farlo. La narrazione deve essere la priorità“.

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