Baby Reindeer, la recensione della serie Netflix sullo stalking

Prima nella classifica dello streamer

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Richard Gadd e Jessica Gunning, Baby Reindeer

Ispirata a fatti realmente accaduti, Baby Reindeer è una miniserie televisiva Netflix, scritta, ideata e interpretata da Richard Gadd e basata sul suo omonimo one man show. Ciò che Gadd, drammaturgo, sceneggiatore e attore scozzese, narra nella serie è incentrato sulle sue vere esperienze in quanto vittima di stalking.

IL FATTO

Donny (Gadd), trentenne aspirante stand up comedian, lavora come barista in un pub. Quando un giorno Martha (Jessica Gunning) entra nel locale, comincia per Donny una travagliata odissea, in cui si rimescolano drammatici recenti traumi personali di violenza subita con la crescente, invadente e sempre più tossica presenza della donna nella sua vita. Martha lo molesta sessualmente, mentre Donny, che disperatamente continua a cercare il successo sul palco, non riesce a liberarsi di lei.

L’OPINIONE

Partiamo dall’Edinburgh Festival Fringe, una delle manifestazioni artistiche più grandi al mondo, che ogni anno ad agosto riunisce migliaia di esibizioni di performer nell’arco di circa un mese nella capitale della Scozia. La carriera di Richard Gadd ha realmente preso le mosse da questo evento, che viene narrato anche nella serie Baby Reindeer e dal quale in un certo senso ha inizio l’odissea del suo protagonista Donny.

Richard Gadd ha davvero vissuto un’esperienza di abuso e di stalking simile a quella narrata nella serie, tanto che l’attore comico e sceneggiatore scozzese, che si identifica come bisessuale, è ambasciatore di “We Are Survivors”, un ente di beneficenza britannico dedicato ad aiutare gli uomini vittime di questo genere di violenza.

Baby Reindeer però ha il grande pregio di riuscire a guardare ad una vicenda, vissuta in prima persona e per questo narrata con grande realismo e coinvolgente partecipazione emotiva, con un’ironica, equilibrata distanza critica – anche autocritica, verrebbe da dire – che rende il racconto godibile e persino divertente, seppur a tratti scioccante e drammatico.

Donny racconta la propria storia partendo dalla sua metà, nel pieno del suo sviluppo e aiutandoci a ricostruire l’intera vicenda pezzo dopo pezzo, con flashback e salti tra passato e un presente sfaccettato, componendo il quadro di un’esperienza assai più complessa di quanto si potrebbe pensare sia dal punto di vista dello sviluppo dei fatti che da quello psicologico.

Come spettatori siamo portati ad amare e disprezzare, comprendere e condannare il protagonista di continuo senza che il narratore lo sottragga ad alcun giudizio, sia esso positivo o negativo. Come lui anche gli altri personaggi della serie, a partire dalla incredibile, affascinante e al tempo stesso ripugnante Martha, interpretata in modo eccellente da Jessica Gunning, ci appaiono in tutta la loro sconcertante nudità, fatta di pregi e orribili difetti.

In questa assoluta mancanza di sottrazione di giudizio sta in parte la genialità della serie, perché in Baby Reindeer non c’è un personaggio che possa essere completamente assolto rispetto alla responsabilità delle proprie azioni, nemmeno il protagonista, che di fatto ne è la vera vittima. E in ciò sta anche paradossalmente il dispositivo che attiva la parte comica della storia, per cui siamo portati a giudicare tutti e tutto senza però poter davvero condannare nessuno.

L’abilità di Gadd, oltre nell’aver avuto il coraggio di raccontare una vicenda personale in modo quasi impudico verso se stesso senza negare una certa parte di ilarità, sta anche nell’averlo saputo fare costruendo una narrazione solida e dal ritmo avvincente, che sembra rispondere, man mano che procede, ad ogni domanda ci si potrebbe porre sulla storia e sui suoi protagonisti.

Oltre a ciò Gadd riesce a descrivere con estrema lucidità e chiarezza i meccanismi rabbrividenti con cui nasce una relazione tossica, il vissuto ossessivo dello stalker e il trauma della sua vittima che genera una certa dipendenza dalla stessa violenza subita. L’attore e sceneggiatore ricostruisce, reinventa e trasmette partecipazione ed empatia rispetto ai fatti e persino ai personaggi, ponendo interrogativi e offrendo un punto di vista del tutto personale, senza pretese, tragico, ma anche divertente e illuminante.

La serie ha riscosso un tale successo soprattutto nel Regno Unito che la stessa Jessica Gunning, così convincente nella propria interpretazione, è divenuta lei stessa vittima di stalking da parte di alcuni “ingenui” spettatori che l’hanno creduta la vera stalker di Gadd nella vita reale.

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Ripley, altra recente serie Netflix, ispirata al romanzo di Patricia Highsmith, con uno straordinario e magnetico Andrew Scott .

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RASSEGNA PANORAMICA
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