Conclave, la recensione del thriller fantapolitico in Vaticano di Berger con Fiennes

Dal 19 dicembre al cinema

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Ralph Fiennes, Conclave, recensione
Ralph Fiennes, Conclave

Tratto dall’omonimo romanzo di successo di Robert Harris, Conclave porta sul grande schermo un thriller sociologico e politico ambientato in Vaticano in uno dei momenti più delicati che ciclicamente la Chiesa si trova ad affrontare: la morte di un pontefice e l’elezione del suo successore. Ralph Fiennes è protagonista di un intrigo di potere, ben diretto da Edward Berger (Niente di nuovo sul fronte occidentale, 2022) e ben adattato da Peter Straughan (La Talpa, 2011), che vede tra gli interpreti anche Sergio Castellitto.

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IL FATTO

Città del Vaticano, oggi. Il Santo Padre è morto, i cardinali devono raggiungere la Santa Sede per eleggere il nuovo Papa. A gestire il Conclave viene designato il Cardinale Lawrence, fedelissimo del defunto pontefice. Nell’assolvere il suo compito l’alto prelato si troverà nella scomoda posizione di dovere gestire una corsa elettorale senza esclusione di colpi e con non poche sconvolgenti rivelazioni.

L’OPINIONE

Robert Harris è uno di quegli scrittori che fanno la gioia e la fortuna delle case editrici. Vera e propria fabbrica di bestseller, ha fatto della realtà alternativa il suo marchio di fabbrica, a partire da Fatherland, ormai un classico, in cui immaginava come sarebbe stato il mondo se i nazisti avessero vinto la Seconda guerra mondiale.

In realtà il suo sguardo è sempre stato molto più profondo rispetto ad altri scrittori di genere, basti pensare al sin troppo fortunato Dan Brown. Harris ha sempre accompagnato le sue creazioni con un’analisi sociopolitica della contemporaneità e Conclave non fa eccezione. Edward Berger, che già aveva portato sullo schermo un romanzo di grande respiro come Niente di nuovo sul fronte occidentale, bene asseconda quest’aspetto e confeziona un thriller fantapolitico a tutto tondo, il cui fascino è amplificato dall’ambientazione vaticana.

Ritmo eccellente, giusta durata, due ore in un momento storico in cui il cinema sembra avere perso l’arte della sintesi, soprattutto cast sontuoso, a partire da un Ralph Fiennes in odore non di santità, ma certamente di Oscar. Berger ha uno stile molto classico, nella costruzione narrativa così come nella messa in scena, supportata da comparti tecnici di grande spessore a cui hanno contribuito anche molti professionisti dell’industria italiana. E questo fa sempre piacere.

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Perché un assassinio e Va’ e uccidi sono due classici del genere fantapolitico, che meriterebbe nuova considerazione in questo momento storico così complesso.

RASSEGNA PANORAMICA
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