Corro da te, la bellezza dell’imperfezione – Intervista a Riccardo Milani

Arriva nelle sale dal 17 marzo la commedia romantica di Riccardo Milani che ribalta molti stereotipi sulla disabilità. Con Miriam Leone e Pierfrancesco Favino.

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@Claudio Iannone

Ha da poco ultimato le riprese del nuovo film con Antonio Albanese, Buon viaggio, ragazzi e sta completando il docufilm su Gigi Riva, ma per Riccardo Milani è ora il momento di accompagnare nelle sale Corro da te, remake della commedia romantica francese Tutti in piedi, prodotto da Vision e Wildside, interpretato da Miriam Leone, Pierfrancesco Favino, Vanessa Scalera, Pietro Sermonti. Una riflessione, tra sorrisi e amarezza, sul tema della disabilità e l’ossessione della società contemporanea per il fisico perfetto. Lo abbiamo incontrato.

Perché hai sentito tua questa storia?

Cerco da sempre di scavare con le commedie nell’animo umano e da tempo mi frullava nella testa il tema della disabilità e dell’ipocrisia del mondo cosiddetto normale. Ho visto Tutti in piedi quando mi hanno chiesto di farlo e ho capito che c’era un elemento sul quale costruire una storia importante per il nostro Paese, mettendo a nudo contraddizioni e lacerazioni. C’è da chiedersi perché in Italia non si affrontino temi come questi in film popolari. Dai ragazzi disabili, coinvolti anche come consulenti, è arrivata una grande lezione di comportamento: ci hanno sorpreso e bastonato con la loro feroce autoironia.

@Claudio Iannone

Quali sono i cliché che vi interessava smontare?

Quelle vite che a noi sembrano particolarmente complesse sono in realtà per i disabili assolutamente normali.

Come in Un gatto in tangenziale, due persone molto diverse cercano di amarsi.

Questa è la storia d’amore tra una donna bella, fuori e dentro, e un uomo orribile, almeno all’inizio, al quale la notizia della morte della madre arriva come una seccatura. Gianni parte in un modo e compie un percorso che lo porterà dalla parte opposta. È l’espressione di una società che insegue la bellezza e la forma fisica a tutti i costi, come sintetizza bene in una battuta il personaggio interpretato da Piera Degli Esposti, che non esisteva né in Tutti in piedi né nella prima sceneggiatura del film. Un giorno sono andata a trovarla a casa, lei aveva già l’ossigeno, e mi ha detto che sarebbe stato bello interpretare un personaggio che si mostrasse con tutti i tubicini nel nDALaso. E così è nato il suo personaggio che nel film sottolinea le discriminazioni della società nei confronti di chi non corrisponde a certi canoni di benessere fisico.

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C’è ancora molto da lavorare sul rapporto tra uomo e donna.

Ho tre figlie femmine, penso sempre che il Paese sia più avanti di quello che in effetti è, soprattutto riguardo alla questione femminile, poi però episodi terribili come quelli di Capodanno in piazza Duomo a Milano mi riportano alla realtà. Nel film Gianni cambia grazie all’incontro con una donna che lo rende migliore. D’altra parte sono anche le occasioni a formare le persone e a spingere Gianni verso una presa di coscienza saranno anche la sua segretaria e un prete che gli dirà cose importanti al momento giusto.

Anche l’amico interpretato da Pietro Sermonti mette Gianni di fronte alla sua mascolinità tossica.

Gli dice le cose in faccia, cose giuste, senza moralismi però. Non mi piace separare il bianco dal nero, anche i personaggi negativi devono dimostrare la disponibilità a un’apertura.

@Claudio Iannone

Perché hai pensato che la Leone e Favino fossero gli attori giusti?

Con loro non avevo mai lavorato, ma volevo farlo da tempo. Mi sembra che sia scattata la chimica giusta in un film non difficile, ma insidioso. Con Favino ci siamo incontrati tre anni fa con l’idea di confrontarsi su un registro diverso. Miriam ha portato un carico di umanità importante e ha fatto un lungo lavoro di preparazione fisica, col violino e la racchetta da tennis, con la fondamentale assistenza di alcuni disabili.