Dopo il Nastro d’argento e il Ciak d’oro come Miglior Attrice per il Rapito di Marco Bellocchio, Barbara Ronchi torna protagonista nel nuovo film di Maria Sole Tognazzi. Un adattamento “libero” del quasi omonimo romanzo di Chiara Gamberale (edito da Feltrinelli) che Vision Distribution porta nei cinema italiani dal 25 gennaio con il titolo di Dieci minuti e il cui cast è completato da Fotinì Peluso, Margherita Buy, Alessandro Tedeschi e Barbara Chichiarelli.
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IL FATTO
Una donna da sempre a suo agio nella sua fragilità è costretta dalla vita a fare i conti con sé, la sua storia, i suoi legami, i suoi fallimenti. È la fine del rapporto di sempre col suo compagno ad innescare la crisi e sarà la terapia che le propone la psichiatra a indicarle la faticosa strada per la rinascita: fare per dieci minuti ogni settimana qualcosa che non ha mai provato prima.
L’OPINIONE
Quante volte negli ultimi anni guardando un film, non solo italiano, si è avvertita in filigrana l’ansia di piacere ad ogni costo da parte di chi l’ha scritto e girato? E si è scorto come un che di artificiale, ingredienti aggiunti nella convinzione che l’apparente normalità della storia non sarebbe bastata da sola a coinvolgerci? Ecco, non è il caso di Dieci minuti: la vicenda che racconta, ispirata a un bel romanzo di Chiara Gamberale, è quella di una vita normale quando sbatte contro la realtà che con la sua apparente, noncurante ferocia interrompe quell’età indefinita e dorata posta dopo la giovinezza. È quindi una storia che sfiora tanti di noi, ci riguarda. Lo scopriamo pian piano, in due ore di bel cinema, in cui Maria Sole Tognazzi racconta senza fretta, senza forzature, senza artifici narrativi – se non, qua e là – il gioco della scomposizione temporale di qualcuno dei fatti. Ottenendo di innescare la ricerca di risposte a domande che prima o poi tutti ci facciamo o vediamo porsi, a volte con dolore, dalle persone che ci vivono accanto, e risultando coinvolgente, oltre che ma presuntuoso. E maturo, ancorato per certi aspetti al (nostro) miglior cinema di parecchi anni fa. Merito di una regista che probabilmente firma il suo film migliore, e – con le musiche di Andrea Farri a fare da collante e a tratti da protagonista aggiunto – aiuta le sue tre attrici a raggiungere una sorta di stato di grazia, ciascuna a suo modo: Barbara Ronchi, interprete ormai (strepitosamente) fiorita, che ha nella capacità di immedesimazione totale e nella sottrazione le cifre caratteristiche; la ventiquattrenne Fotinì Peluso, di nuovo totalmente a suo agio davanti alla macchina da presa, stavolta ultra convincente nel ruolo di giovane donna del nostro tempo, contraddittoria e coraggiosa. E Margherita Buy, che colma di umanità anche la parte di una brusca psichiatra, fredda almeno in apparenza. In un film che, appunto, trasforma una storia normale in uno specchio dei caratteri che ci circondano e degli anni che stiamo vivendo. Senza l’ansia di piacere per forza.
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Io e lei, il precedente film di Maria Sole Tognazzi con protagoniste Margherita Buy e Sabrina Ferilli, ma anche la serie tv da lei diretta, Petra, con una grande Paola Cortellesi.
Dieci minuti: video intervista a Barbara Ronchi, Fotinì Peluso e Maria Sole Tognazzi