Dopo il successo televisivo di Petra (Nastro d’argento alla serie dell’anno nel 2021) e a nove anni dal suo ultimo lungometraggio, Maria Sole Tognazzi torna al cinema – dal 25 gennaio con Vision Distribution – con Dieci minuti, libero adattamento del romanzo di Chiara Gamberale “Per dieci minuti” edito nel 2013.
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Dal libro allo schermo
Quando uscì oltre dieci anni fa, il libro di Chiara Gamberale fu un caso editoriale. Nato come libro-amuleto da un’esperienza personale della scrittrice, riuscì a farsi spazio, oltre che nelle classifiche bestseller, tra i libri di psicologia usati in vere sedute terapeutiche. Non stupisce dunque che la storia catartica della protagonista sia arrivata al cinema, affidata da Marco Cohen di Indiana Production alla scrittura di Maria Sole Tognazzi e Francesca Archibugi, le quali, con la ‘benedizione’ dell’autrice, ne hanno creato un libero adattamento. Ed è una rivisitazione che si discosta non poco delle pagine originali, sia per il registro (più drammatico e meno leggero), sia per numerose libertà creative (il personaggio della sorella, Fotinì Peluso, è inventato) ma che, partendo dall’idea centrale dei 10 minuti, riesce a creare un ritratto morbido e allo stesso tempo crudo della fragilità, intesa non come debolezza ma come possibilità di rinascita. Sono indagini psicologiche che ritroviamo spesso nei lavori di Maria Sole Tognazzi, come conferma lei stessa a Ciak: «Mi piace entrare nel cuore di personaggi che sono quasi sempre sofferenti, ma che poi alla fine vincono. C’è un finale che li porta a risolversi».
Di cosa parla Dieci minuti
Dieci minuti è una storia di rinascita al femminile (ma non solo) che vede assoluta protagonista Bianca (Barbara Ronchi), una donna in forte crisi per l’abbandono del marito (Alessandro Tedeschi) che l’ha gettata in un vortice di depressione. Dopo aver tentato il suicidio, Bianca viene presa in cura dalla Dottoressa Brabanti (Margherita Buy), che le affida una terapia/gioco: impiegare 10 minuti al giorno del suo tempo per fare qualcosa di assolutamente nuovo e insolito per lei. Un approccio che piano piano si rivelerà rivoluzionario, capace di infrangere le incrostazioni egotiche di Bianca aprendola a nuovi incontri, tra cui quello speciale con una sorella minore (Fotinì Peluso) che non sapeva di avere. Grazie alla terapia dei 10 minuti, Bianca troverà la forza di rimettersi in gioco e ricominciare a vivere.
Barbara Ronchi: «Io come Bianca, le ho voluto bene come a una sorella»
Nella Bianca della bravissima Barbara Ronchi, sempre più versatile e profonda, ci si ritrovano le difficoltà di tante donne, inermi, incapaci di guardare oltre un rapporto coniugale in cui si sono fossilizzate, anche (e sopratutto) per colpa loro. Ed è interessante come l’aspetto prettamente femminile del racconto si apra, quasi invertendo i ruoli di vittima e carnefice, anche al punto di vista maschile, rappresentato dal personaggio di Alessandro Tedeschi (compagno di Barbara Ronchi anche nella vita reale). Su com’è stato condividere il set, Ronchi racconta: «È stato strano perché ti senti guardata da una persona che ti conosce molto bene e non puoi fingere più di tanto. Ma in questo caso non fingevamo: le cose dette da una parte ci risuonavano nella nostra vita». E infatti, c‘è tanto di Bianca in Barbara: «La storia di Bianca è anche la mia storia, il suo percorso l’ho affrontato anche io. Le ho voluto bene come una sorella, capivo che non c’era dolo in quello che faceva».
Quando nel dramma c’è anche l’ironia Dieci minuti
Seppur molto coinvolgente nella sua composizione temporale, come vi abbiamo raccontato nella nostra recensione, in Dieci minuti si avverte l’assenza del lato più giocoso che aveva caratterizzato il libro di Chiara Gamberale e che avrebbe aiutato lo spettatore ad entrare più in sintonia con le sfide di Bianca, magari lasciando qualche sorriso in più. Che comunque sono sparsi qua e là grazie alla Jasmine di Fotinì Peluso, ancora una volta in piena parte nel nascondere, dietro la corazza di un carattere sfacciato, le sfumature di un personaggio secondario affatto banale. Come la sua interprete, che ci spiega così il dualismo comico-drammatico del film: «Si creano dei momenti a volte molto ironici quando Bianca viene messa di fronte alle sue incapacità caratteriali. La comicità sta anche nel modo in cui lei si relaziona agli altri personaggi. Non sono momenti dichiaratemene comici, ma ci fanno immedesimare nel vedere la lotta che lei porta avanti e tutto ciò nasconde un’ironia».